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TheBorderline, la follia corre sui social

TheBorderline, la follia corre sui social

Una piccola vita spezzata da una folle sfida social in Lamborghini degli youtuber TheBorderline. Una famiglia distrutta da ragazzini che si sentono star
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TheBorderline, la follia corre sui social

Una piccola vita spezzata da una folle sfida social in Lamborghini degli youtuber TheBorderline. Una famiglia distrutta da ragazzini che si sentono star
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TheBorderline, la follia corre sui social

Una piccola vita spezzata da una folle sfida social in Lamborghini degli youtuber TheBorderline. Una famiglia distrutta da ragazzini che si sentono star
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Una piccola vita spezzata da una folle sfida social in Lamborghini degli youtuber TheBorderline. Una famiglia distrutta da ragazzini che si sentono star
Fa venire i brividi quel video in cui deridono la Smart sulla quale il piccolo Manuel viaggiava insieme alla mamma e alla sorella: «La tua auto usata costa 300 euro al Conad» dicono. Su quell’auto usata, che non sfrecciava come la Lamborghini che avevano noleggiato, c’era una famiglia. Una famiglia ora distrutta da una tragedia che è l’estrema conseguenza della follia social di un gruppo di giovanissimi che si fanno chiamare i “The BorderLine”. Oltre 600mila follower, profili su YouTube e TikTok in cui raccontano le loro sfide social e chiedono sostegno ai loro fan per poter realizzare «contenuti sempre più divertenti». Non c’è nulla, proprio nulla di divertente in quello che è avvenuto. Si sono alternati per cinquanta ore alla guida. Sfrecciando fra le strade fino allo schianto contro quella macchina su cui viaggiava Manuel, cinque anni, con la madre e la sorella di tre. Manuel è morto, la sorellina è ricoverata in ospedale. Una tragedia, certo, ma che altro non è se non la conseguenza di quel senso di sfida alle regole, alle leggi (persino a quelle non scritte del buonsenso) che permea il mondo di ragazzi che sui social si sentono delle star. E che per un’improvvisa notorietà sono disposti a tutto o quasi. Non è la prima sfida del genere di cui leggiamo, non sono né i primi né gli unici a farlo. Un meccanismo perverso in cui si perde sempre più il senso della realtà. La realtà che piomba in modo brutale, devastante, in questa vicenda. La realtà di una famiglia distrutta per sempre. Quella di un bimbo che non diventerà mai adulto. A causa di una idiozia social. Anche i “The BorderLine” hanno distrutto la propria vita, perché con quello che hanno fatto dovranno fare i conti. Non soltanto dal punto di vista giudiziario. Come si convive con la consapevolezza di aver causato la morte di un bambino di cinque anni per postare un video sui social? Capita di criticare chi posta contenuti discutibili in Rete, ma c’è una grande differenza fra violare e non violare la legge. Una linea di separazione che per questi ragazzi pare invece assottigliarsi fino a scomparire. Guardare il video precedente lo schianto fa rabbia ma aiuta a comprendere anche quale genere di senso di onnipotenza si scateni in giovani come questi. Ossessionati dai like, dall’idea di diventare ‘qualcuno’. A qualunque costo. Solo che quel prezzo l’ha pagato un bimbo di cinque anni. Per una follia senza senso. Per gli adulti che forse hanno preferito lasciar fare. Perché questa ‘impresa’ non è la prima di questo gruppo di ragazzi. I genitori non lo sapevano? Difficile immaginarlo. Solo che a volte si preferisce lasciar correre. E chi ci ha rimesso è chi non c’entrava nulla. di Annalisa Grandi

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