Stonewall Inn: agli albori delle manifestazioni Lgbtq
Stonewall Inn: agli albori delle manifestazioni Lgbtq. “It’s a Revolution!”, il grido rivoluzionario di Silvya Rivera. Dove tutto ebbe inizio
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Stonewall Inn: agli albori delle manifestazioni Lgbtq
Stonewall Inn: agli albori delle manifestazioni Lgbtq. “It’s a Revolution!”, il grido rivoluzionario di Silvya Rivera. Dove tutto ebbe inizio
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Stonewall Inn: agli albori delle manifestazioni Lgbtq. “It’s a Revolution!”, il grido rivoluzionario di Silvya Rivera. Dove tutto ebbe inizio
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Stonewall Inn: agli albori delle manifestazioni Lgbtq. “It’s a Revolution!”, il grido rivoluzionario di Silvya Rivera. Dove tutto ebbe inizio
Nell’America degli anni Cinquanta, in pieno Maccartismo, l’esasperata repressione messa in atto dal governo non colpì soltanto coloro che venivano ritenuti “filosovietici” e quindi sovversivi. Anche le persone omosessuali erano viste come un pericolo per la stabilità del sistema, al punto che venne coniato il termine “lavender scare” (paura lavanda): il color lavanda identificava i gay e la paura era provocata dal loro progressivo inserimento nei gangli della società. Di fronte a tale atteggiamento, la comunità omosessuale non ebbe che una scelta: la clandestinità. Locali, circoli e gay bar vennero messi al bando, favorendo così l’inserimento della malavita la quale, a fronte di una percentuale sui ricavi dei club, garantiva la protezione dai controlli della polizia.
Fra i locali finiti sotto l’ala della criminalità c’è anche “Stonewall Inn” nel Greenwich Village. Controllato dalla famiglia Genovese (uno dei cinque clan mafiosi che in quel momento governano New York), è un gay bar dove si beve, si balla e ci si incontra. Inaspettatamente, la sera del 28 giugno 1969 la polizia vi fa irruzione e arresta dipendenti e molti dei clienti, in particolare quelli trovati senza documenti o vestiti con abiti del sesso opposto. Fra i personaggi trascinati fuori a forza ci sono Silvya Rivera e Marsha P. Johnson, due attiviste transgender già finite nella lista nera della polizia. Gli arrestati esortano a intervenire la gente accorsa per il frastuono e quando la Rivera lancia il grido «It’s a Revolution!» si accende la miccia della rivolta. In breve tempo la comunità gay raduna fuori dal locale circa 2mila persone che costringono a barricarsi i 400 agenti presenti sul posto. È il grido di libertà di un popolo che decide di dire basta. Si va avanti per ore, fino alla notte successiva. Cinque giorni dopo un migliaio di persone si radunano nuovamente davanti allo “Stonewall Inn” per proseguire nella protesta, distribuendo volantini con la scritta «Via la mafia e gli sbirri dai gay bar!».
Questa rivolta segnerà un punto di svolta nella storia della comunità gay, che da quel momento uscirà dalla clandestinità e inizierà un percorso per il riconoscimento dei propri diritti. Nel luglio 1969 una folla di 15mila persone attraversa pacificamente New York in quella che è a tutti gli effetti la prima parata Lgbtq mai organizzata, poi estesasi in tutto il mondo come Gay Pride. Oggi lo “Stonewall Inn” è inserito nella lista degli edifici storici della città e a Silvya Rivera è stata intitolata una strada nel Village. È il giusto tributo a chi, in una notte di giugno di oltre cinquant’anni fa, ebbe il coraggio di ribellarsi al bigottismo e all’ottusità di una parte della società. Cambiando così la storia e rendendo questo mondo un luogo più giusto.
di Stefano Faina – Silvio Napolitano
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