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Giorgia Meloni Mes

Punto e Mes

Duri interventi di Giorgia Meloni ieri in Parlamento: sfida aperta alla Commissione Ue, al Mes, alla Bce. In ogni caso, un nodo rischioso
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Duri interventi di Giorgia Meloni ieri in Parlamento: sfida aperta alla Commissione Ue, al Mes, alla Bce. In ogni caso, un nodo rischioso
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Duri interventi di Giorgia Meloni ieri in Parlamento: sfida aperta alla Commissione Ue, al Mes, alla Bce. In ogni caso, un nodo rischioso
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Duri interventi di Giorgia Meloni ieri in Parlamento: sfida aperta alla Commissione Ue, al Mes, alla Bce. In ogni caso, un nodo rischioso
È uno snodo rischioso. Comunque lo si guardi, sfida aperta alla Commissione europea e ai partner sul Mes, alla Bce sul rialzo dei tassi interesse come misura antinflazione o – come molto più probabile e credibile – mossa per avviare una complicata trattativa con l’Europa in cui far pesare maggiormente l’Italia, i duri interventi di ieri della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Parlamento prevedono una quota di studiato azzardo. Il Meccanismo europeo di stabilità è ormai dichiaratamente una specie di punto d’onore, la cartina di tornasole dei residui di antieuropeismo e sovranismo non tanto in Fratelli d’Italia, in cui questi sentimenti sono ancora ben presenti, ma della stessa Meloni. Il capo del governo è perfettamente cosciente della strada strettissima che si spianerà davanti al nostro Paese nei prossimi mesi: ci sarà da discutere il nuovo Patto di stabilità e lì la partita si farà complicatissima. Un’Italia isolata e arroccata sulle proprie posizioni rischia di pesare poco nella trattativa che avrà un’influenza profonda nella governance – prendiamo in prestito l’espressione utilizzata da Giorgia Meloni in Parlamento – dell’Unione che verrà. Evidente il tentativo di utilizzare il Mes come merce di scambio, altrettanto solare che il gioco prevede un equilibrio delicatissimo ed anche estremamente instabile. Il rischio di restare con il cerino in mano, per esser chiari, è alto. Con il nostro No al Mes – ricordiamolo – non evitiamo tanto l’eventuale ricorso ai prestiti per il quale non è previsto alcun automatismo, ma impediamo a tutti e 26 gli altri Stati dell’Unione di potervi eventualmente accedere. Una posizione complicatissima in quanto tale e che lascia l’Italia con il fianco scoperto ad accuse, rivendicazioni e ripicche di ogni genere. Come scriviamo da tempo, invitiamo in ogni caso a non fermarsi alla “faccia feroce“ mostrata dalla presidente del Consiglio: anche quella di ieri va letta in controluce partendo dagli equilibri interni alla maggioranza e dell’azzardo-scommessa impostato con la Commissione Ue. Giorgia Meloni non attacca per rompere, ma per sedersi e trattare. Purché trovi sempre qualcuno al tavolo. di Fulvio Giuliani

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