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“Raffa”, la donna oltre il mito

“Raffa”, film documentario diretto da Daniele Luchetti (da oggi al cinema) prova a far luce piena sulla vita di Raffaella Carrà, dalle origini fino al successo internazionale
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“Raffa”, la donna oltre il mito

“Raffa”, film documentario diretto da Daniele Luchetti (da oggi al cinema) prova a far luce piena sulla vita di Raffaella Carrà, dalle origini fino al successo internazionale
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“Raffa”, la donna oltre il mito

“Raffa”, film documentario diretto da Daniele Luchetti (da oggi al cinema) prova a far luce piena sulla vita di Raffaella Carrà, dalle origini fino al successo internazionale
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“Raffa”, film documentario diretto da Daniele Luchetti (da oggi al cinema) prova a far luce piena sulla vita di Raffaella Carrà, dalle origini fino al successo internazionale
«Se non fossi la Carrà chi vorresti essere?» «La Pelloni». Sta tutto in questo botta e risposta, nel binomio CarràPelloni, il mistero Raffaella. Uno scontro interiore che fu forza dirompente e motore inesauribile di una carriera senza eguali, che portò una giovane ragazza di Bellaria a diventare un’icona senza tempo. “Raffa”, film documentario originale Disney+ diretto da Daniele Luchetti (al cinema da oggi fino al 12 luglio), prova a dipanare le nebbie e a far luce piena sulla vita di Raffaella Carrà, partendo dalle origini fino al successo internazionale. «Raffaella era come un problema irrisolto» ha raccontato Luchetti durante la presentazione del film. La voce e il racconto di chi la conobbe e 1.500 clip, raccolte da una fonte pressoché inesauribile di materiale video e foto, costituiscono la spina dorsale di un viaggio di tre ore diviso in tre parti, che scorre e appassiona lo spettatore agganciandolo fin dai primi istanti: probabilmente uno dei migliori documentari prodotti negli ultimi anni. Che si siano vissuti o meno quegli anni, “Raffa” rappresenta l’opportunità perfetta per rendersi conto di quanto in alto Carrà sia arrivata e di come l’abbia fatto senza darsi mai per vinta. Cresciuta con il vuoto della mancanza di una figura paterna ma con la forza della madre Iris, vide sfumare il sogno di diventare ballerina e si reinventò attrice quasi per gioco. La delusione del non riuscire a ritagliarsi uno spazio nel cinema italiano fu spazzata via dall’occasione della vita: recitare per Hollywood al fianco di Frank Sinatra. 42 provini, tanto servì per ottenere la parte. Sembrava avercela fatta. Ma la solitudine delle ville americane e le feste mondane non facevano per lei: la Pelloni prese Carrà per mano e la riportò in Italia. Ancora una volta ripartì da zero. Fu l’incontro con Gianni Boncompagni, poi divenuto suo compagno e regista-autore della maggior parte dei suoi più grandi successi, a portarla per la prima volta sul piccolo schermo. Quei tre minuti nel 1970, quella danza libera da schemi messa in scena nel programma “Io, Agata e tu…”, rivoluzionarono la televisione italiana e lanciarono l’astro della Carrà. Da lì “Canzonissima”, l’ombelico scoperto e il 1971 con il “Tuca tuca” la trasformarono in simbolo di libertà e di parità fra i sessi. Quel che emerge fra le righe dal racconto – mentre gli anni narrati scorrono di successo in successo, di programma in programma, mentre diventa un simbolo in Spagna, quasi oggetto di culto in Sud America e icona Lgbtq+ negli anni Novanta – è la Raffaella meno nota. La donna che ha dovuto rinunciare al sogno di diventare madre per donarsi al suo pubblico, che decide di dire stop a “Pronto Raffaella” perché travolta dalla sua stessa emotività. Ma anche la ragazza che non ha mai superato l’abbandono della figura paterna. Un universo emotivo che è il contraltare di una professionista esemplare, di una donna decisa che sapeva ciò che voleva, tanto da diventare apripista per chi è arrivato dopo. Riservata per natura e gelosissima del suo privato. Indipendente e risoluta fino all’ultimo, quando decise di nascondere a tutti la propria malattia. Nel film “Raffa” c’è questo e tanto altro: c’è la donna oltre il mito.   di Federico Arduini

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