Francesco non parla più agli animali
| Società
Nelle parole di Papa Francesco – secondo cui le coppie preferiscono avere animali piuttosto che figli – si ritrova una denuncia, quella della crisi demografica che lui ha ribattezzato «un inverno», a sottolineare una pigrizia di buona parte del mondo occidentale sull’avere dei bambini.

Francesco non parla più agli animali
Nelle parole di Papa Francesco – secondo cui le coppie preferiscono avere animali piuttosto che figli – si ritrova una denuncia, quella della crisi demografica che lui ha ribattezzato «un inverno», a sottolineare una pigrizia di buona parte del mondo occidentale sull’avere dei bambini.
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Francesco non parla più agli animali
Nelle parole di Papa Francesco – secondo cui le coppie preferiscono avere animali piuttosto che figli – si ritrova una denuncia, quella della crisi demografica che lui ha ribattezzato «un inverno», a sottolineare una pigrizia di buona parte del mondo occidentale sull’avere dei bambini.
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Ha scelto per primo di chiamarsi Francesco ma preferisce parlare agli umani piuttosto che agli animali, diversamente dall’omonimo santo di Assisi che non disdegnava affatto ragionar con le bestie del creato. Lui è il Papa, l’argentino Jorge Mario Bergoglio, e ieri sfidando il buon senso dei tempi che corrono ha pronunciato una frase niente affatto scontata: «Oggi – ha detto – la gente non vuole avere figli, almeno uno. E sono tante le coppie che non vogliono. Ma hanno due cani, due gatti. Sì, cani e gatti occupano il posto dei figli».
Nelle sue parole si ritrova una denuncia, quella della crisi demografica che lui ha ribattezzato «un inverno», a sottolineare una pigrizia di buona parte del mondo occidentale sul figliare. Certo, quando si parla di cani, gatti e dell’universo animale in Italia bisogna – con rispetto del Pontefice – tener in conto che si tratta non soltanto di un rifugio emotivo contemporaneo ma anche di un grande business. Un mercato talmente forte che un’azienda che opera su quel mercato, la Monge, è anche azionista di Mediobanca.
Per questo, pur comprendendo laicamente il suo rammarico per il discostarsi in tempi natalizi da nascite e paternità (magari putative, come quella di San Giuseppe), non possiamo non tener in gran conto la realtà. Senza scordare che cani, gatti o altri animali domestici – seppur da compagnia – non potranno lavorare, dare un futuro all’umanità e neppure pregare in Chiesa. Più che amen, infatti, sono avvezzi a far bau bau. Oppure miao.
Di Aldo Smilzo
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