Canta il gallo e il vicino ti denuncia
Una denuncia e un oggetto da contendere: un gallo che fa ciò che fanno i galli ovvero cantare. Una storia alla Artemio de “Il ragazzo di campagna”
| Società
Canta il gallo e il vicino ti denuncia
Una denuncia e un oggetto da contendere: un gallo che fa ciò che fanno i galli ovvero cantare. Una storia alla Artemio de “Il ragazzo di campagna”
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Canta il gallo e il vicino ti denuncia
Una denuncia e un oggetto da contendere: un gallo che fa ciò che fanno i galli ovvero cantare. Una storia alla Artemio de “Il ragazzo di campagna”
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Una denuncia e un oggetto da contendere: un gallo che fa ciò che fanno i galli ovvero cantare. Una storia alla Artemio de “Il ragazzo di campagna”
Il noto Artemio del film “Il ragazzo di campagna”, interpretato da Renato Pozzetto, non avrebbe avuto dubbi: aprire la finestra e lanciargli una scarpa. Il protagonista di questa storia (conviene precisarlo: vera) ha invece sporto l’ennesima denuncia, in una diatriba che dura ormai da quattro anni. L’oggetto del contendere è un gallo che fa ciò che fanno tutti i galli: canta. A qualsiasi ora del giorno.
L’inquinamento acustico è così forte che i vicini lamentano di non riuscire a chiudere occhio. Le hanno provate tutte: prima la strada della gentilezza e del dialogo, poi un tavolo in Comune, infine le denunce. L’ultima presentata ai carabinieri la settimana scorsa, a margine dell’ennesima notte insonne. Con buona pace della favola del Mulino Bianco del canto del gallo che dà il buongiorno a tutta la famiglia.
A marzo un’ordinanza del sindaco del Comune, in provincia di Cremona, aveva imposto al proprietario dell’animale di spostare altrove il pollaio. E così era tornata la quiete, fino al ritorno del pollaio, avvenuto la settimana scorsa, nello stesso cortile dal quale aveva fatto le valigie. Nuova lite.
Con l’esasperato vicino che ha fatto eseguire a proprie spese un’indagine acustica. I risultati: fra le 4 e le 6 del mattino, dal rumore di fondo di 20 decibel si passa a 70, di gran lunga al di sopra dei valori consentiti. E della tolleranza di chi, in un piccolo borgo fra le campagne, ha sempre dovuto convivere al massimo con il rumore delle civette.
di Enrico Galletti
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