Come le balle rimbalzano veloci
Da giorni rimbalza la fake news secondo cui Buitoni, marchio storico con quasi due secoli di vita, fallirà. La multinazionale svizzera alla quale appartiene, la Nestlè, ha addirittura dovuto inviare un comunicato di smentita. Perché dire che è stato sepolto definitivamente il marchio fa più audience.
Come le balle rimbalzano veloci
Da giorni rimbalza la fake news secondo cui Buitoni, marchio storico con quasi due secoli di vita, fallirà. La multinazionale svizzera alla quale appartiene, la Nestlè, ha addirittura dovuto inviare un comunicato di smentita. Perché dire che è stato sepolto definitivamente il marchio fa più audience.
Come le balle rimbalzano veloci
Da giorni rimbalza la fake news secondo cui Buitoni, marchio storico con quasi due secoli di vita, fallirà. La multinazionale svizzera alla quale appartiene, la Nestlè, ha addirittura dovuto inviare un comunicato di smentita. Perché dire che è stato sepolto definitivamente il marchio fa più audience.
Da giorni rimbalza la fake news secondo cui Buitoni, marchio storico con quasi due secoli di vita, fallirà. La multinazionale svizzera alla quale appartiene, la Nestlè, ha addirittura dovuto inviare un comunicato di smentita. Perché dire che è stato sepolto definitivamente il marchio fa più audience.
Interno giorno, casa di vacanza. Un familiare ‘industrialmente acculturato’ alza la testa da un social ed esclama: «Muore il marchio Buitoni!». Pronta la mia risposta, che aprirà il dibattito, non senza una piccola dose di scetticismo verso il ‘professore’, un po’ troppo sapientino: «Impossibile! Il brand non è più italiano da decenni».
Appartiene alla svizzera Nestlè, la più grande multinazionale dell’alimentare. Figurati se buttano alle ortiche un marchio storico con quasi due secoli di vita, conosciuto in tutto il mondo e che vale tantissimo». «Eppure – è la replica – lo dice Linkedin, network serio e professionale. Mica Fedez e nemmeno Gianni Morandi…». Passano alcuni minuti e Rai Radio1 ripete con enfasi la notizia. Una verifica online conferma quella che si rivelerà una business fake news: io continuo a essere in minoranza, anche se non demordo. Per fortuna, sempre su Linkedin un esperto del calibro di Luigi Consiglio (partner della Gea di Milano) spiega come stanno veramente le cose: deve però fare ben due interventi, perché altri ‘soloni’ continuano a ‘dargli sul post,’ è il caso di dire.
Alla fine la mia vecchia ‘bibbia dell’economia’ mi viene in soccorso salvandomi la faccia davanti ai nipotini che abbracciano il nonno dicendo che lui ha sempre ragione (beata innocenza!): la Nestlè, quotata in Borsa, ha infatti dovuto mandare a “Il Sole 24 Ore” un comunicato di smentita, precisando che era finito il periodo di licenza con la Newlat. Se il tutto accade su un social qualificato, con un’azienda leader e per un marchio storico per l’Italia (il logo Buitoni troneggiava sulla maglia di Maradona), si può immaginare che cosa possa accadere per questioni meno note.
Buitoni (nata nel 1827, con un membro della famiglia che insieme a Luisa Spagnoli fonderà anche la Perugina) è presente nel mondo con produzioni dirette o in licenza. Ad esempio, le pizze surgelate a marchio Buitoni sono realizzate dalla capogruppo mentre nel 2017 lo stabilimento di Moretta (Cn) della Nestlè è stato acquisito da Rana con un accordo commerciale in base al quale il pastificio veronese distribuiva la pasta fresca e le salse a marchio Buitoni in tutta l’area Emena (Europe, Middle Est & North Africa), ad eccezione di Italia e Spagna.
Certo, dire che è stato sepolto definitivamente il marchio Buitoni fa più audience. Peccato che non ci sia nessuna sepoltura. Newlat ha solo strategie diverse sulla pasta (e Nestlè dovrà ‘congelare’ il marchio sulla pasta secca per 18 mesi).
Di Franco Vergnano
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