Mbappé, 400 milioni di assurdità
Il caso Kylian Mbappé e i 400 ottimi milioni di motivi per prendere le distanza dal calcio, da quello dei sauditi e dei petroldollari
Mbappé, 400 milioni di assurdità
Il caso Kylian Mbappé e i 400 ottimi milioni di motivi per prendere le distanza dal calcio, da quello dei sauditi e dei petroldollari
Mbappé, 400 milioni di assurdità
Il caso Kylian Mbappé e i 400 ottimi milioni di motivi per prendere le distanza dal calcio, da quello dei sauditi e dei petroldollari
Il caso Kylian Mbappé e i 400 ottimi milioni di motivi per prendere le distanza dal calcio, da quello dei sauditi e dei petroldollari
Quattrocento milioni di ottimi motivi per prendere le distanze dal calcio. O almeno dal calcio dei sauditi che facendo a pezzi quel poco di logica e passione rimasta nella palla che rotola. Non è moralismo di facciata: il calcio, come lo sport, è intrecciato al business, sopravvive grazie al business. La Nba, anche la Premier League sono sistemi che valgono decine di miliardi di euro come giro d’affari. Inutile contestare questo sistema. Anche perché il sistema si autoalimenta, si mantiene, produce utili, soprattutto per le leghe dello sport americano, quindi c’è poco da discutere.
Ma l’offerta, confermata ieri da Rmc, dell’Al-Hilal per Mbappé e il Psg, 200 milioni a testa per un solo anno della punta francese in Arabia Saudita, prima che il fuoriclasse francese prenda la strada verso Madrid, è davvero inaccettabile. Va oltre ogni decenza.
In sostanza, 200 milioni in 12 mesi per stare parcheggiati sul divano, la soluzione posta sul piatto d’argento mentre il Psg – che ha sostenuto con i petrodollari questo effetto bolla negli ultimi anni – prova a mostrarsi forte e mettere Mbappé fuori rosa, ad allenarsi con le riserve del club parigino, per non perderlo a costo zero a giugno 2024.
Insomma, lo sport dov’è? Così non c’è più, non può esistere più ed è l’evoluzione in senso negativo della bolla alimentata prima dalla Premier, dai fondi di investimento, sino al testimone passato ai sauditi e inaugurato con l’arrivo per cifre irreali di Cristiano Ronaldo in Arabia. Quella è la fotografia da tenere bene a mente e che demarca la differenza tra il progetto saudita e quello cinese, naufragato senza appigli: il Guangzhou allenato da Lippi e Cannavaro, vincitore della Champions League asiatica, è fallito per debiti.
In poche settimane di mercato sono stati ingaggiati dai principali club sauditi, tutti o quasi riconducibili al Fondo Sovrano Saudita, quindi al principe ereditario Mohammed bin Salman (dice niente questo nome?). Un pacchetto di calciatori nel pieno della carriera che hanno preferito – anche giustamente – sottoscrivere l’accordo della vita piuttosto che competere nel calcio europeo. Il fenomeno è stato anche troppo analizzato negli ultimi giorni.
L’offerta per Mbappé rappresenta un punto di non ritorno. Perché non è business (come si ammortizzano 400 milioni di investimenti in 12 mesi?), non è un progetto tecnico (resterebbe in Arabia per un solo anno). In definitiva, non c’è nulla che appartenga al calcio.
di Nicola Sellitti
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