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Ogni euro investito in Ssn ne genera il doppio, rapporto Fnomceo-Censis

24 Ottobre 2023

Roma, 24 ott. (Adnkronos Salute) – Puntare sul Servizio sanitario nazionale conviene: non solo perché fa bene alla salute dei cittadini, ma anche perché ‘rende’ all’azienda Italia. Ogni euro di risorse pubbliche investito in sanità ne genera, infatti, quasi 2 di produzione in valore. A dimostrarlo è il Rapporto Fnomceo-Censis ‘Il valore economico e sociale del Servizio sanitario nazionale – Una piattaforma fondamentale per il Paese’, che ha studiato gli impatti economici e occupazionali – diretti, indiretti e indotti – della spesa sanitaria pubblica. Il report è stato presentato oggi a Roma, al convegno voluto dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) per celebrare “i 45 anni del Servizio sanitario nazionale, un’eccellenza italiana”.

Ma il Ssn è molto più che un erogatore di servizi e prestazioni sanitarie, comunque indispensabili al benessere e alla qualità della vita degli italiani. “E’ un attore primario – sottolinea il presidente Fnomceo, Filippo Anelli – dello sviluppo italiano: le risorse pubbliche destinate alla sanità vanno considerate come investimento e non come spesa, proprio perché hanno un impatto altamente positivo sul piano economico, occupazionale, della innovazione e ricerca e sulla coesione sociale”.

Il rapporto mette dunque in evidenza quanto il nostro Ssn sia ‘un boost per l’economia’: partendo da un valore della spesa sanitaria pubblica pari a 131,3 miliardi di euro (dato del 2022, 131,1 miliardi di euro – pari al 6,7% del Pil – più una quota aggiuntiva che include la ricerca e sviluppo), il valore della produzione interna diretta, indiretta e dell’indotto ad essa ascrivibile è stimata pari a 242 miliardi di euro. Il moltiplicatore della transizione dalla spesa al valore della produzione è pari a 1,84: per ogni euro di spesa sanitaria pubblica investito nel Servizio sanitario viene generato un valore della produzione non distante dal doppio.

“La domanda di beni e servizi attivata dalla spesa sanitaria pubblica – spiega Anelli – si irradia nel resto dell’economia, ampliando il valore della produzione delle imprese, con benefici significativi sull’occupazione, sul valore aggiunto e sul Pil nazionale”. Il valore aggiunto complessivo creato è pari a 127 miliardi di euro: il 7,3% del valore aggiunto totale e il 6,5% del Pil. E i settori che direttamente e indirettamente beneficiano della spinta della spesa sanitaria pubblica sono le attività dei servizi sanitari, per un valore della produzione pari a 126 miliardi di euro con quasi 1,3 milioni di occupati, il settore dell’assistenza sociale con 8,6 miliardi di valore di produzione e un’occupazione di 180mila persone, il commercio al dettaglio e all’ingrosso con quasi 9 miliardi di valore di produzione e oltre 95mila occupati.

E poi settori professionali e di servizi qualificati di tipo amministrativo, legale, contabile, di consulenza gestionale con un valore della produzione di oltre 3 miliardi di euro per oltre 30mila addetti, e quello relativo a servizi di vigilanza e di facility management con 3 miliardi di euro di valore della produzione e quasi 43mila occupati. La generatività della spesa sanitaria pubblica si completa considerando che il totale delle imposte dirette e indirette e dei contributi sociali ascrivibili al circuito attivato dalla spesa sanitaria pubblica citata è pari ad oltre 50 miliardi di euro. Si tratta di oltre 28 miliardi di imposte dirette e indirette e quasi 22 miliardi di contributi sociali relativi ai lavoratori dipendenti coinvolti.

“Il rapporto del Censis – conclude Anelli – disegna un affresco originale del servizio sanitario come pilastro dello sviluppo dell’economia e della società italiana, poiché è un ambito in cui le risorse pubbliche operano come investimenti ad alto impatto su economia, occupazione, ricerca e coesione sociale”. Il presidente Fnomceo ritiene dunque fondamentale che la sanità debba diventare “una priorità dell’agenda del Paese con finalmente la piena disponibilità delle risorse di cui necessita. Oggi questa è la sfida decisiva, anche perché più risorse pubbliche al servizio sanitario significa più risorse per il sistema economico e sociale italiano ampiamente inteso”.

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