Scarlattina, epidemia in Gran Bretagna: +70% casi in un mese
Roma, 27 ott. (Adnkronos Salute) – Allarme epidemia di scarlattina in Inghilterra: +70% casi in un mese. Ma quali sono i sintomi? “Durante la settimana terminata il 15 ottobre sono stati segnalati circa 225 casi, rispetto ai 133 della settimana terminata il 10 settembre”, riporta ‘The Sun’. Va detto che durante la stessa settimana di ottobre del 2022 sono state segnalate 528 infezioni. Il Sud-est del paese è più colpito: 38 test positivi in Hampshire e West Sussex; segue Londra, dove sono stati segnalati 36 test positivi, soprattutto nelle città periferiche come Havering e Richmond. Secondo Theresa Lamagni, epidemiologa dell’Ukhsa, “i casi di scarlattina sono attualmente in linea con quanto vedremmo normalmente in questo periodo dell’anno e molto inferiori a quanto osservato lo scorso dicembre”.
“La scarlattina è una malattia esantematica contagiosa, causata dallo Streptococco beta emolitico di gruppo A (Sbega), un batterio che produce una tossina detta tossina pirogenica. La tossina pirogenica, passa in circolo causando l’esantema e gli altri sintomi della malattia – riporta il sito dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù – La scarlattina si trasmette per via aerea con le goccioline di saliva (tosse o starnuti) da un bambino malato o portatore (presenza senza sintomi) del germe che è di regola a carico della faringe (faringite streptococcica), molto più raramente della cute”.
L’incubazione è breve (2-5 giorni). “La comparsa è improvvisa con febbre alta spesso accompagnata da brividi, nausea, vomito e mal di testa. Dopo poche ore, compare l’esantema. L’esantema si manifesta inizialmente nella zona dell’inguine e delle ascelle per diffondersi poi rapidamente al tronco, alle braccia e alle gambe”, chiarisce l’ospedale pediatrico. “La cura della scarlattina, essenziale anche per prevenire le possibili complicanze gravi va seguita per 10 giorni e consiste nella somministrazione di amoxicillina per bocca oppure di una singola iniezione di benzatin-penicillina”, concludono i pediatri del Bambino Gesù.
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