M’illumino di sponsor
8 dicembre, si accendono le luminarie natalizie: la verità è che ci si trova in difficoltà ad affrontare spese considerate da alcuni non prioritarie
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8 dicembre, si accendono le luminarie natalizie: la verità è che ci si trova in difficoltà ad affrontare spese considerate da alcuni non prioritarie
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8 dicembre, si accendono le luminarie natalizie: la verità è che ci si trova in difficoltà ad affrontare spese considerate da alcuni non prioritarie
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8 dicembre, si accendono le luminarie natalizie: la verità è che ci si trova in difficoltà ad affrontare spese considerate da alcuni non prioritarie
Come da tradizione, l’8 dicembre è la giornata in cui si accendono le luminarie natalizie. Tuttavia, in un’epoca che non conosce più il fascino dell’attesa, molte grandi città mostrano strade e piazze già illuminate da inizio mese, a ricordarci che il Natale è vicino ma soprattutto che è arrivato il momento di spendere. Lo scorso anno, in molti hanno dovuto rinunciare all’illuminazione a festa per via del caro energia, che per fortuna si è dimostrato molto più gestibile di quanto non fosse stato paventato da alcuni sedicenti esperti in materia. Nei piccoli centri sono spesso i commercianti a dividersi la spesa degli addobbi natalizi e, quando non riescono a trovare un accordo, lo spettacolo è a dir poco desolante, con luminarie a intermittenza puntate soltanto sulle vetrine paganti. Un’opzione impraticabile nei centri delle grandi città, dove transitano i turisti e non ci si può permettere un Natale tanto dimesso nel look. Il contributo delle amministrazioni locali pertanto è fondamentale per sostenere la spesa dei negozianti, alcuni dei quali piegati dal caro affitti. Ma la verità è che anche i Comuni, a loro volta, si trovano in difficoltà ad affrontare spese considerate da alcuni non prioritarie.
A tal proposito l’intervento dei privati, piaccia o no, è fondamentale per riuscire a offrire ai cittadini un’atmosfera natalizia che meriti di esser definita tale. Si prenda a modello una grande città come Milano, dove l’altro giorno sono stati inaugurati in successione l’abete di piazza del Duomo (offerto da Milano-Cortina 2026), quello di piazza Mercanti (by Baci Perugina) e quello di piazza della Scala (finanziato dalle profumerie Sephora). Sarebbe lungo l’elenco degli sponsor che – va detto – non si limitano a dare il loro contributo soltanto durante le feste. Diego Della Valle, per esempio, si è appena fatto immortalare col sindaco Beppe Sala per annunciare che Tod’s si occuperà di restaurare la facciata di Palazzo Marino. Le tanto criticate palme di piazza del Duomo – volute da Starbucks – ora verranno sostituite da aiuole più classiche grazie al sostegno della casa di moda Zegna. Stessa cosa accade a Roma, dove a finanziare le luminarie di via dei Condotti ci penserà Renault Italia, che non ha dimenticato le zone periferiche a cui sono stati destinati dieci alberi di Natale.
Naturalmente il motore di questi slanci non è la generosità ma il bisogno di farsi pubblicità. È il classico do ut des, principio grazie al quale la spesa pubblica risparmia dove può per la gioia dei contribuenti. Eppure qualcuno storce comunque il naso. L’albero inaugurato l’altro giorno in galleria Vittorio Emanuele a Milano – donato da Gucci – è per alcuni di dubbio gusto: una serie di scatoloni e scatolini illuminati, disposti in modo da prendere la forma di un abete di Natale. Andando oltre la tradizione, c’è sempre il rischio di suscitare una polemica. Ma il confronto è sempre meglio del grigio conformismo o della pacchianeria.
Di Ilaria Cuzzolin
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