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In memoria di Saman

In memoria di Saman

La sentenza di primo grado condanna all’ergastolo i genitori della povera Saman, la ragazza pakistana uccisa dai più cari per eccesso di libertà
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La sentenza di primo grado condanna all’ergastolo i genitori della povera Saman, la ragazza pakistana uccisa dai più cari per eccesso di libertà
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La sentenza di primo grado condanna all’ergastolo i genitori della povera Saman, la ragazza pakistana uccisa dai più cari per eccesso di libertà
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La sentenza di primo grado condanna all’ergastolo i genitori della povera Saman, la ragazza pakistana uccisa dai più cari per eccesso di libertà
Non è nostro costume esultare per una sentenza, che sia di assoluzione o condanna. Non ci interessa commentarle nella stragrande maggioranza dei casi e – a livello strettamente personale – devo ammettere una certa difficoltà a occuparmi di temi legati alla giustizia. Troppo divisi, spesso fonte di polemiche fini a se stesse, eredità di una lunghissima stagione che di fatto non abbiamo ancora superato. Storia completamente diversa è la condanna all’ergastolo dei genitori della povera Saman, la ragazza pakistana trucidata nel 2021 dai suoi stessi affetti più cari per l’inconcepibile colpa di voler vivere come i nostri figli. È la sentenza di primo grado, vedremo cosa accadrà nell’eventuale grado di appello e davanti alla Corte di Cassazione. Per il momento, è difficile non esprimere una dolorosissima soddisfazione per il corso della nostra giustizia. Per un tribunale che nel nome del popolo italiano ha condannato alla massima pena due esseri immondi, riconosciuti colpevoli del delitto più disumano che mente possa anche provare a immaginare: trucidare la propria figlia, la carne del proprio carne, il sangue del proprio sangue. Il proprio futuro. Tutto ciò che per noi fallibilissimi genitori rappresenta la summa di ogni impegno morale e pratico nel corso della vita. Saman è un simbolo doloroso, lo ripetiamo, eppure luminosissimo di ciò che siamo. Di come appariamo a tanti ragazze e ragazzi che sono nati qui o in Italia sono arrivati insieme ai propri genitori ancora in fasce o più grandicelli. Ragazze e ragazzi che amano il nostro Paese, le nostre scuole, i loro compagni e professori, le nostre strade, le nostre abitudini, i nostri innocenti difetti. Ragazze e ragazzi che vogliono crescere da noi, trovare la loro strada, lavorare, realizzarsi, innamorarsi e – perché no – un giorno fare dei figli. Andare per strada vestite come pare a loro, velate o in minigonna, senza che nessuno possa osare neppure guardarle (non funziona così, lo sappiamo, ma a quello dobbiamo tendere). Liberi di scegliere la propria vita. Anche la più pesante delle condanne non potrà restituire nulla alla povera Saman, cui avremmo voluto poter regalare uno spicchio infinitesimale eppure così importante della libertà che i nostri nonni ci hanno regalato. E che tanti di noi e dei nostri ragazzi danno per scontata, ovvia e inscalfibile, mentre Saman ci ricorda di doverla difendere ogni giorno illuminato dal Sole. In memoria di chi non può più sognare e a cui dedichiamo queste poche righe. Che la terra le sia lieve. di Fulvio Giuliani

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