Se crolla l’Occidente crolla il mondo, parla Walker Meghnagi
Se crolla l’Occidente crolla il mondo, parla Walker Meghnagi
Se crolla l’Occidente crolla il mondo, parla Walker Meghnagi
Nel tragico attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso il presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi ha perso una nipote di soli 23 anni, uccisa durante il rave nel deserto del Negev. Dopo più di due mesi da quel giorno, che ha cambiato nuovamente gli scenari del mondo, per Meghnagi al dolore si aggiungono tante domande: «Ci si chiede come un essere umano possa compiere un genocidio, perché è di questo che stiamo parlando. Perché prendersela con innocenti e civili che avevano stretti rapporti con i palestinesi?». Oltre agli ammalati accolti da sempre negli ospedali israeliani, racconta il presidente, «prima della guerra circa 20mila persone al giorno provenienti dalla Palestina arrivavano in Israele, al confine con Gaza, per motivi di lavoro. Quanto accaduto è impossibile da accettare. A soffrire sono stati innocenti, donne seviziate, bambini sgozzati e bruciati». Quest’odio, denuncia Meghnagi, «è stato inculcato loro fin da piccoli nei libri di scuola (distribuiti grazie agli aiuti economici dell’Europa, Italia compresa, per l’istruzione) in cui si legge di ammazzare gli ebrei – i cosiddetti ‘infedeli’ – in nome di una cultura integralista».
Le sue parole suscitano incredulità, ma anche la paura che tutta l’umanità possa giungere a un punto di non ritorno. «Siamo tutti infedeli, anche i cristiani. C’è una voglia di distruggere chi non è uguale, Hamas non accetta persone che abbiano un’altra religione. L’Occidente è oggi chiamato all’unità, a difendere la democrazia. Se crolla l’Occidente crolla il mondo» sottolinea Meghnagi. «Questa non è soltanto una guerra di Israele e degli ebrei: è una guerra di civiltà». La speranza che presto arrivi il giorno in cui porre la parola fine a questo conflitto diventa dunque necessaria, se non indispensabile: «La libertà è strettamente legata alla vita. Il suo valore è il bene più importante che abbiamo, ma purtroppo non tutti lo comprendono».
In questo preciso momento storico, dopo le dimostrazioni di vicinanza alla popolazione di Gaza, ci si chiede se una manifestazione che veda scendere in piazza ebrei e palestinesi uniti nella stessa causa possa essere d’aiuto, quanto meno per ribaltare la retorica – dilagata anche sui social – che indica Israele come l’unico nemico: «È fuor di dubbio che alcuni Paesi arabi siano contrari a quello che è successo nel nostro Paese» osserva Meghnagi. «Ma io vorrei vedere delle prese di posizione da parte di altri, non da noi ebrei, vorrei leggere sui giornali in prima pagina la notizia di un imam che esprime un punto di vista senza se e senza ma. Vorrei sentire i musulmani in Italia censurare quello che è successo». Quanto ad Hamas, il presidente della comunità ebraica di Milano conclude: «Non può rappresentare i palestinesi. Se lo avesse fatto non avrebbe compiuto tutto questo. Era indubbio che all’indomani del 7 ottobre Israele avrebbe risposto. Per questo dico che Hamas non ama il popolo palestinese». Il suo è stato un attacco premeditato e preparato negli anni, che pone in una luce diversa anche quei proiettili recapitati lo scorso 10 maggio nella cassetta postale dell’abitazione di Walker Meghnagi.
di Claudia Burgio La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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