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Professioni, consulenti lavoro in crescita: 26.500 iscritti e sempre più centrali in vita imprese

11 Gennaio 2024

Roma, 11 gen. (Labitalia) – Consulenti del lavoro in crescita e sempre più centrali nella vita delle imprese. A oggi sono circa 26.500 gli iscritti agli ordini provinciali dei consulenti del lavoro, in costante aumento rispetto ai cinque anni precedenti, e quasi l’80% delle aziende private si avvale delle loro prestazioni. Un rapporto, quello tra imprese e consulenti, basato su stima, fiducia e longevità: il 53,4% degli imprenditori dichiara infatti di avvalersi dello stesso consulente da oltre dieci anni e il 45,6% da oltre 15. Ciò arricchisce ancora di più la soddisfazione per i servizi resi; complessivamente il 92,8% degli intervistati esprime una valutazione elevata o molto elevata. Sono alcuni degli interessanti dati che emergono dalla ricerca dell’ufficio studi dei consulenti del lavoro ‘La professione di consulente del lavoro nello scenario di mercato che cambia’, presentata in occasione degli Stati Generali, evento celebrativo del 45° anniversario della Legge istitutiva n. 12/1979 e organizzato dal Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, in collaborazione con Enpacl, Fondazione studi dei consulenti del lavoro, Fondazione consulenti per il lavoro, Ancl e Angcdl.

La lettura dei risultati della ricerca, realizzata su un campione di 250 imprese, evidenzia come il mercato dei servizi di consulenza del lavoro goda di ottima salute; negli ultimi anni, i Consulenti hanno visto progressivamente diversificare l’offerta dei servizi professionali, spaziando su ambiti nuovi, in linea con le trasformazioni avvenute nel mercato del lavoro, a seguito dei cambiamenti normativi e organizzativi che lo hanno interessato.

Entrando nel dettaglio, è l’amministrazione del personale il servizio professionale più richiesto dalle aziende ai consulenti; il 61,2% delle pmi colloca infatti tale funzione in cima alla graduatoria. A seguire, la consulenza giuridica sui rapporti di lavoro (il 58,3% interpella un consulente) e la consulenza fiscale. Al quarto posto, la consulenza in materia previdenziale (34,2%), un ambito innovativo di attività al quale le imprese guardano con interesse sempre maggiore; seguono la sicurezza sul lavoro (20,2%) e la privacy (19,1%), segmenti su cui il consulente mostra una buona presenza.

Un mercato dinamico dunque quello della consulenza del lavoro e destinato a esserlo ancora di più nei prossimi mesi. Alla richiesta infatti di indicare se e come è cambiata la domanda di servizi professionali negli ultimi cinque anni, più di un quarto delle imprese (27,6%) afferma che la stessa domanda sia aumentata; per il 60,8% è rimasta stabile, mentre l’11,6% rileva una riduzione. Anche con riferimento al futuro, emergono segnali interessanti: tra le aree di consulenza per cui le aziende prevedono un maggiore ricorso alla consulenza nei prossimi cinque anni, spicca al primo posto la materia fiscale (45,2%).

A seguire, si collocano pari merito l’amministrazione del personale e la consulenza in materia fiscale e finanziaria, aspetti segnalati rispettivamente dal 36,8% e 35,8% del campione; poco meno di un terzo segnala la consulenza giuridica sui rapporti di lavoro (31,2%) e quella economica (30,4%), mentre al sesto, il 26,1% indica la consulenza previdenziale.

“L’immagine del consulente che viene fuori dalle valutazioni tra le pmi è estremamente positiva”, ha affermato il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca. “Da gestori di adempimenti abbiamo assunto un ruolo consulenziale pieno, anche tramite funzioni nuove che si sono aggiunte a quelle che la Legge n. 12/79 ci attribuisce. Non è un caso infatti che oltre 10 milioni di cittadini italiani si rivolgano ai consulenti. Nei nostri studi sono gestiti circa otto milioni e cinquecentomila rapporti di lavoro e assistite oltre un milione e ottocentomila imprese. Una figura, quella del consulente, che porta la propria competenza distintiva in ambito amministrativo sia lavoristico che fiscale e a cui vanno riconoscendosi via via sempre più elementi specifici di competenza sia sulle materie tradizionali che su quelle più innovative. A dimostrazione del percorso di crescita che negli anni è stato fatto”, ha concluso.

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