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Brexit

Brexit e chi nega il futuro. Anche da noi

Brexit e la chiusura dei confini di sua maestà verso l’Europa: una follia antistorica, soprattutto per i più giovani

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Brexit e chi nega il futuro. Anche da noi

Brexit e la chiusura dei confini di sua maestà verso l’Europa: una follia antistorica, soprattutto per i più giovani

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Brexit e chi nega il futuro. Anche da noi

Brexit e la chiusura dei confini di sua maestà verso l’Europa: una follia antistorica, soprattutto per i più giovani

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Brexit e la chiusura dei confini di sua maestà verso l’Europa: una follia antistorica, soprattutto per i più giovani

In fin dei conti, è passata solo una manciata di anni eppure sembra un secolo da quando migliaia e migliaia di ragazzi italiani volavano a Londra per lavorare, imparare l’inglese, in buona sostanza cercare un’esperienza di vita e vedere un po’ che sarebbe accaduto. Respirando l’atmosfera di una delle capitali del mondo. 

Nella prima metà degli anni ‘10 fu un vero e proprio fenomeno sociale, con numeri ragguardevoli di nostri giovani connazionali emigrati nel Regno Unito. Facevano un po’ di tutto, il più delle volte lavori non particolarmente qualificati o emozionanti, ma quello che contava era vivere Londra. Sentirsi parte di una delle metropoli più cosmopolite, aperte e stimolanti della terra. 
Il resto sarebbe arrivato (forse) e se anche non fosse mai arrivato poco male: restava l’esperienza, la lingua e nella stragrande maggioranza dei casi qualcuno pronto ad accoglierti a braccia aperte al momento del rientro. 

Poi fu Brexit ed è finito tutto. Non di colpo, ma quasi e l’ultimo chiodo sulla bara di quel modo di interpretare la vita e le esperienze giovanili è stato piantato nelle ultime ore con la fine dei permessi accordati ai giovani lavoratori nel Regno Unito. Effetto proprio della Brexit e della chiusura dei confini di sua maestà verso l’Europa. 

Una follia antistorica, particolarmente sentita come assurda e innaturale dai più giovani, che avevano eletto Londra come patria naturale per la loro crescita personale e culturale.
Fermiamoci un attimo a riflettere, perché questo è ciò che accade quando si presta orecchio alle narrazioni truffaldine, alle balle ripetute ossessivamente, alle visioni ristrette e opposte all’indirizzo a cui si sentono destinati istintivamente i nostri figli. 

Per loro, casa è Europa e la Gran Bretagna è (era) indiscutibilmente Europa e casa. Al pari di Parigi, Berlino, Barcellona, Tallinn o Stoccolma. Tirar su i muri è una fregatura in termini economici, perché in Gran Bretagna stanno cominciando a fare i conti con una scarsità imbarazzante di manodopera, mentre tutti i vagheggiati, meravigliosi vantaggi di Brexit non li ha visti ancora nessuno. 

Come se ciò non bastasse, il danno risulta enorme in termini morali e di futuro: Londra resta Londra, per carità del cielo, ma per milioni e milioni di ragazzi è stata semplicemente sostituita, per esempio, da Berlino. Non un dettaglio, a meno di credere che in pieno III millennio il nostro orizzonte sia destinato a limitarsi a quattro mura. 

Ne scriviamo perché anche noi siamo pieni di gente che vagheggia il ritorno al paesello e non fa che parlare dei bei tempi andati. Guardandosi bene dal sottolineare ciò che andrebbe replicato di allora, tipo l’inventiva, lo spirito di sacrificio, la voglia di lavorare e sperimentare. Non certo la vita soffocante e ristretta che qualsiasi ragazzo considera un obbrobrio da cui fuggire. 
Il futuro non l’ha mai costruito chi cammina guardando all’indietro

di Fulvio Giuliani

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