La crescita portafortuna a chi governa
Record di crescita del Pil italiano nel 2021 con il +6,5% ma va ancora meglio Oltralpe con un +7%. Se per noi ha rappresentato la rielezione di Mattarella e una nuova stabilità, così in Francia dovrebbe consentire a Macron un comodo mandato bis.
| Esteri
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Record di crescita del Pil italiano nel 2021 con il +6,5% ma va ancora meglio Oltralpe con un +7%. Se per noi ha rappresentato la rielezione di Mattarella e una nuova stabilità, così in Francia dovrebbe consentire a Macron un comodo mandato bis.
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La crescita portafortuna a chi governa
Record di crescita del Pil italiano nel 2021 con il +6,5% ma va ancora meglio Oltralpe con un +7%. Se per noi ha rappresentato la rielezione di Mattarella e una nuova stabilità, così in Francia dovrebbe consentire a Macron un comodo mandato bis.
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Record di crescita del Pil italiano nel 2021 con il +6,5% ma va ancora meglio Oltralpe con un +7%. Se per noi ha rappresentato la rielezione di Mattarella e una nuova stabilità, così in Francia dovrebbe consentire a Macron un comodo mandato bis.
Record di crescita del Pil per l’Italia nel 2021, col 6,5% in più. Ma va ancor meglio la Francia, col 7%. Come da noi il recupero porta alla rielezione a furor di parlamentari del presidente Mattarella e al grande spolvero di Draghi, così Oltralpe il boom dovrebbe consentire a Macron un comodo secondo mandato.
«Uno spettacolare rimbalzo che cancella la crisi economica», commenta il ministro dell’Economia e delle Finanze Bruno Le Maire. In realtà, non è annullato del tutto il -8% della recessione del 2020 e il Pil continua a essere dell’1,6% più basso rispetto alla media del 2019. Ma comunque è una crescita fra le più forti della zona euro e la maggiore in Francia da 52 anni. Nettamente al di sopra del 6,7% nelle previsioni della Banque de France e di quell’Insee che è l’omologo francese dell’Istat. «L’economia francese funziona a pieno regime e ha una forte capacità di reazione», ha tenuto a sottolineare Le Maire, pur ammettendo che «ci sono settori che continuano ad avere difficoltà» e che dunque dovranno continuare a essere sostenuti: «turismo, eventi, hotel». In compenso, è forte l’aumento della produzione di beni e servizi, anche se in particolare la produzione di beni «rimane significativamente in calo» rispetto al suo livello medio di 2019: +7,4%, dopo il – 8,5% del 2020.
Ancora penalizzati nel primo semestre dalle restrizioni sanitarie, i consumi delle famiglie sono tornati ai livelli pre-crisi solo a fine anno, registrando complessivamente un aumento del 4,8% contro il -7,2% nel 2020. Hanno invece ampiamente superato il livello del 2019 gli investimenti delle famiglie, delle imprese e degli enti locali: addirittura +11,6%. Insomma, c’è fiducia nel futuro. Quella che ancora non si è ripristinata è la rete del commercio internazionale, con l’export inferiore dell’8,5% rispetto alla media del 2019 e l’import inferiore del 5,5%.
Ma ciò potrebbe essere un altro argomento a favore di Macron, percepito come il candidato più in condizione di far ripartire l’internazionalizzazione dell’economia francese rispetto ai suoi rivali che tanto a destra quanto a sinistra appaiono tentati dal sovranismo e che al contempo sono indeboliti da una marcata frammentazione. Ben nove sono infatti i candidati a sinistra, con Jean-Luc Mélenchon non oltre il 9-10% delle intenzioni di voto contro il 5% a testa del verde Yannick Jadot e della guyanese Christiane Taubira e il 3% del comunista Fabien Roussel e della socialista Anne Hidalgo.
A destra – stretti tra il 16 e il 19% – si contendono il ballottaggio la repubblicana Valérie Pécresse e Marine Le Pen. Quest’ultima piuttosto indebolita dalla concorrenza di Éric Zemmour, dato nei sondaggi fra l’11 e il 14%. A Macron basterebbe dunque il 24-25% di cui è accreditato al primo turno per mettersi poi in condizione di battere qualunque possibile avversario al secondo.
di Maurizio Stefanini
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