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Fallout

La serie Fallout, western da fantascienza

La serie “Fallout”, prodotta da Amazon: un grande successo sia per i fan dell’omonima saga di videogiochi sia per gli spettatori che non conoscono il materiale originale

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La serie Fallout, western da fantascienza

La serie “Fallout”, prodotta da Amazon: un grande successo sia per i fan dell’omonima saga di videogiochi sia per gli spettatori che non conoscono il materiale originale

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La serie Fallout, western da fantascienza

La serie “Fallout”, prodotta da Amazon: un grande successo sia per i fan dell’omonima saga di videogiochi sia per gli spettatori che non conoscono il materiale originale

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La serie “Fallout”, prodotta da Amazon: un grande successo sia per i fan dell’omonima saga di videogiochi sia per gli spettatori che non conoscono il materiale originale

L’adattamento di videogiochi in film o serie tv non è una novità, ma dopo il successo dell’anno scorso di “The Last of Us” le case di produzione hanno iniziato a investire con più convinzione in questi progetti. La serie “Fallout” prodotta da Amazon e ideata da Jonathan Nolan (fratello di Christopher) e Lisa Joy – fa parte di questo filone, con risultati soddisfacenti sia per i fan dell’omonima saga di videogiochi sia per gli spettatori che non conoscono il materiale originale.

Siamo nel 2296 in un futuro post apocalittico, conseguenza della guerra nucleare del 2077 fra gli Stati Uniti e il blocco comunista. L’America è diventata un’immensa landa desolata e radioattiva dove i pochi sopravvissuti tirano a campare in un mondo violento, contaminato e pericoloso, con una società che ricorda quella del vecchio West. Non tutti però hanno condiviso lo stesso destino. Quando scoppiò la guerra i ricchi si rifugiarono nei loro bunker antiatomici (i Vault), lasciando in superficie chi non aveva avuto la possibilità di comprare un posto sicuro nel sottosuolo. Chi vive nei Vault ha un’organizzazione sociale che mira a ricostituire la società americana quando il mondo sarà tornato abitabile. La maggior parte degli abitanti è totalmente all’oscuro della vita in superficie. L’ambientazione è in stile Atompunk, un’estetica incentrata su una visione alternativa del futuro che vede l’iconografia, la cultura e la tecnologia ispirate a quelle dell’America degli anni Cinquanta. Una caratteristica che rende “Fallout” un universo narrativo unico nel suo genere.

La storia inizia nel 2077 con gli ultimi minuti vissuti da Cooper Award (un perfetto Walton Goggins) prima dell’olocausto nucleare. Dopodiché si fa un salto temporale di 219 anni in uno dei Vault, dove la protagonista Lucy MacLean (Ella Purnell) è costretta ad abbandonare il bunker e avventurarsi in superficie scoprendo una realtà che non è preparata ad affrontare. Nel suo viaggio incontrerà Maximus (Aaron Moten), un giovane soldato corazzato della Confraternita d’Acciaio (un’ordine quasi cavalleresco erede dell’esercito americano) e il Ghoul, uno zombie immortale metà mostro e metà pistolero che non è altri che il sopravvissuto Cooper visto nella scena d’apertura. Saranno i flashback del Ghoul a fare da raccordo fra gli eventi del 2077 e le vicende del 2296, fino al gran finale.

Per quanto strana e ambientata in un mondo ai limiti dell’assurdo, la storia di “Fallout” è coerente e riesce a coniugare generi agli antipodi come la fantascienza, il western e l’ucronia (la narrativa basata sulla premessa che la storia dell’umanità abbia seguito un corso alternativo rispetto alla realtà). I toni degli otto episodi passano dall’umorismo nero – mai trash né demenziale – a riflessioni sulla natura e sul destino del genere umano, senza diventare troppo pompose. L’estetica e il pensiero della distopia Atompunk servono per spiegare le motivazioni dei personaggi e la distruzione di un mondo che si lega alla nascita di un altro. L’unico vero difetto di “Fallout” è che gli autori hanno rinunciato a fare quel passo che avrebbe dato un tono più elevato alla serie. L’ironia e la leggerezza che pervadono sei episodi su otto depotenzia la forza delle rivelazioni finali, decisamente pesanti rispetto ai toni degli episodi precedenti. Ma, visto il successo di questa prima stagione, la prossima volta i produttori Nolan e Joy sapranno osare di più.

di Federico Bosco

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