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Le Olimpiadi tornano in un’altra Cina

Oggi a Pechino si tiene la cerimonia inaugurale dei XXIV Giochi invernali. A differenza di quelli del 2008, la Cina dovrebbe optare per un’edizione soft power, non solo per motivi pandemici ma anche perché non ha più bisogno di “farsi vedere”.
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Le Olimpiadi tornano in un’altra Cina

Oggi a Pechino si tiene la cerimonia inaugurale dei XXIV Giochi invernali. A differenza di quelli del 2008, la Cina dovrebbe optare per un’edizione soft power, non solo per motivi pandemici ma anche perché non ha più bisogno di “farsi vedere”.
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Le Olimpiadi tornano in un’altra Cina

Oggi a Pechino si tiene la cerimonia inaugurale dei XXIV Giochi invernali. A differenza di quelli del 2008, la Cina dovrebbe optare per un’edizione soft power, non solo per motivi pandemici ma anche perché non ha più bisogno di “farsi vedere”.
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Oggi a Pechino si tiene la cerimonia inaugurale dei XXIV Giochi invernali. A differenza di quelli del 2008, la Cina dovrebbe optare per un’edizione soft power, non solo per motivi pandemici ma anche perché non ha più bisogno di “farsi vedere”.
Pechino, ancora tu. A distanza di ‘soli’ 14 anni, la capitale cinese torna a ospitare i Giochi. Dopo quelli estivi del 2008, i XXIV invernali che prenderanno il via oggi e si chiuderanno il prossimo 20 febbraio. Non si tratta dell’ennesima prova della nuova superpotenza, molto più prosaicamente il Comitato olimpico internazionale accese un cero alla disponibilità cinese a ospitare le Olimpiadi invernali (neve e ghiaccio a Pechino? Niente ironia, i prossimi saremo noi a Cortina nel 2026, ma la città-copertina sarà Milano). Non si trovavano candidature e i cinesi apparvero come un miraggio. Molto è successo da allora, a cominciare da una pandemia esplosa proprio nel Paese del dragone, che farà legittimamente di tutto per sfruttare al meglio l’occasione e rifarsi una faccia agli occhi del mondo. A differenza del petto gonfio del 2008, delle Olimpiadi dell’orgoglio e dell’impero ritrovato, la Cina dovrebbe optare questa volta per un’edizione soft power, non solo per motivi pandemici ma anche perché non ha più bisogno di ‘farsi vedere’. Lo sanno a Pechino come a Washington: ci si guarda con serena diffidenza. Fra quattro anni toccherà a noi, con Milano-Cortina 2026. Sarà il ritorno dei cinque cerchi nel nostro Paese vent’anni dopo Torino e settant’anni dopo la stessa Cortina nel 1956, l’edizione romantica che con Roma ‘60 rimise l’Italia al centro del mondo dopo la tragedia fascista. Quattro anni passano in un lampo. Cominciamo a organizzarci per tempo, perché di treni così ne passano ben pochi.   Di Diego de la Vega 

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