Oncologi ospedalieri, per 1 paziente su 2 pesa ‘distanza’ emotiva con medici
Roma, 10 mag. (Adnkronos Salute) – Una barriera ‘emotiva’ tra il medico e il paziente. E’ quello che avverte il 50% delle persone che affronta un percorso di cura oncologica secondo una ricerca condotta da Cipomo (Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri) su quasi 1000 pazienti con il cancro, con età media di 65 anni, seguiti nelle strutture di oncologia distribuite nelle diverse realtà regionali del Paese. Questo 50% dei malati avverte “il bisogno di una maggiore attenzione di quella ricevuta da parte degli operatori sanitari e una migliore qualità della comunicazione medico-paziente”. E’ anche su tali temi e sulla raccolta di esperienze nel libro ‘I medici raccontano. Storie di vita e di malattia’ che si sono confrontati i primari di oncologia in occasione del 28.esimo congresso nazionale Cipomo, in corso a Siracusa fino al prossimo 11 maggio, a dimostrazione che le competenze scientifiche e la comunicazione non sono due saperi distinti.
Secondo l’indagine, per il 50% dei pazienti la fase più impegnativa è stata quella della diagnosi, seguita dalla cura (22%), dalla recidiva della malattia (15%) e dal follow-up (1%). A pesare sono le distanze, anche emotive. “L’indagine ci ha anche permesso di esplorare quali siano le attività di supporto ed espressive più richieste dai pazienti – sottolinea Paolo Tralongo, direttore del dipartimento di oncologia dell’Azienda sanitaria provinciale di Siracusa -. Tra le preferenze sono state citate attività artistiche espressive, attività fisiche e servizi relativi all’immagine corporea. In sintesi due le questioni significative emerse: una richiesta di maggiore attenzione da parte degli operatori sanitari, in termini di tempo e capacità di ascolto, e di una maggiore diffusione di servizi di psiconcologia”.
I pazienti sembrano dunque avere molto ben chiari i propri bisogni e cosa si aspettano dagli operatori sanitari che li hanno in cura. “C’è un gran bisogno di una buona comunicazione, elemento fondamentale nel percorso di cura – evidenzia Cipomo- Accanto alle competenze tecnicoscientifiche, all’oncologo è richiesto di acquisire anche competenze comunicativo-relazionali. La comunicazione medico-paziente, così come quella con i famigliari e i caregiver, assume sempre di più un’importanza strategica nella lotta ai tumori. E’ alla base della costruzione di una alleanza terapeutica tra il medico e il malato e tra il medico e i caregiver, a beneficio dei pazienti e anche dell’operatore stesso”.
A testimonianza che non esiste contrapposizione tra la medicina basata sull’evidenza e le competenze relazionali del medico, c’è il volume ‘I medici raccontano. Storie di vita e di malattia’, a cura di Luisa Fioretto e Alberto Scanni, presidente emerito e socio fondatore della scuola Cipomo Humanities in Oncology. “Si tratta di una raccolta di storie scritte da professionisti dell’oncologia, per ricordare ai colleghi, ai pazienti, ai familiari e a chiunque legga queste narrazioni, che le competenze scientifiche e le competenze relazionali non sono due saperi distinti – spiega Scanni – la rinnovata edizione aggiornata e arricchita di nuovi contributi, ha preceduto l’avvio della Scuola ‘Humanities in Oncology’, all’interno della quale verrà dedicato ampio spazio anche all’approccio narrativo in medicina. L’obiettivo è quello di dotare gli operatori sanitari di strumenti in grado di migliorare l’esperienza di cura per il paziente e al contempo ridurre il carico emotivo della propria professione”.
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