Pediatra, ‘voto negato a 1,1 mln under 18, anche Italia apra urne’
Milano, 4 giu. (Adnkronos Salute) – Sono la ‘generazione Ue’: nati quando la lira era ormai un ricordo da anni, cresciuti a pane e Europa fin dalla culla, pagando in euro e sperimentando l’era dell’integrazione realizzata. Ma, in occasione delle imminenti elezioni europee, gli italiani under 18 non potranno dire la loro nel segreto delle urne, a differenza dei coetanei di altri Paesi dell’Unione, i 16-17enni di Austria, Grecia, Malta, Belgio e Germania. “In Italia avrebbero potuto votare 1 milione e 162mila elettori” minorenni. “Ma sono stati privati di questa possibilità senza una motivazione scientifica alla base. E’ un danno a livello educativo e formativo, perché in realtà sarebbero perfettamente in grado di esercitare questo diritto”, fa notare all’Adnkronos Salute il pediatra Italo Farnetani che lancia una sorta di appello affinché anche l’Italia apra le urne alle giovani leve della sua società.
“Dover stare alla finestra a guardare”, mentre qualcuno ‘decide’ anche per loro, “è sicuramente frustrante”, sottolinea il medico, e può portare anche “una perdita di autostima. Questi ragazzi, non potendo votare, vengono ributtati indietro nel percorso che li porterà a una progressiva autonomia. Diventa questo un modo per allontanarli ancora dalla cosa pubblica, in una fase in cui ormai hanno completato il cosiddetto ‘assestamento’ adolescenziale che per tutti termina a 16 anni. Non capisco – ragiona il pediatra – perché lasciamo questi 1,1 milioni di adolescenti in un limbo, se è vero che per lo Stato hanno completato il loro ciclo formativo (la scuola è obbligatoria fino a 16 anni). E poi non si può dimenticare che, quando questi 16-17enni sono nati, l’Ue era ormai qualcosa di consolidato. I nostri adolescenti si sono formati in questo spirito europeo e il rischio – avverte Farnetani – è che si sentano cittadini europei di serie B, se i loro coetanei di 5 Paesi potranno partecipare attivamente alla vita dell’Ue e loro no”.
Per Farnetani, professore ordinario di pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta, questa è una battaglia di lunga data. “Anche in occasione di alcune tornate elettorali passate – ripercorre – ho raccomandato che potessero votare i 16-17enni. Così ho auspicato per la prossima tornata delle elezioni europee”, ma non è stato.
I 16 anni, rimarca l’esperto, sono quell’età di passaggio “in cui sia i maschi che le femmine completano la fase della seconda adolescenza ed entrano nella terza adolescenza”. Un momento in cui, “accettati i cambiamenti più evidenti nel fisico, nell’affettività e nello sviluppo, inizia a comparire un maggior interesse nei confronti della società in generale”. Questi giovani cittadini “iniziano a pensare al proprio futuro sia economico, sia professionale sia affettivo. Pertanto sarebbero in grado di valutare perfettamente per chi votare – è convinto Farnetani – sapendo ragionare sulle idee astratte, vivendo una fase anche di ricerca del bene e della giustizia”.
Mentre la maggiore età è a un passo, prosegue il medico, “i 16-17enni hanno alle spalle un percorso scolastico ormai lungo e dovrebbero avere strumenti tali per poter fare le proprie valutazioni – a maggior ragione con il grande uso dei social che si fa – sulla base di un maggiore accesso ai dati e alle informazioni”. E ancora: “Attraverso i social, i ragazzi di oggi possono confrontarsi e dibattere. Insomma – conclude Farnetani – alla luce di tutto questo è immotivata l’esclusione degli under 18 dalla possibilità di esprimere il voto, avendo dalla loro una grande capacità di ragionamento, capacità di decifrare i messaggi della comunicazione, compiti esercitati anche a scuola per anni. E’ una situazione che può essere percepita come frustrante perché non è che loro hanno la scelta dell’astensione, ma vengono assolutamente esclusi” dalle urne. Tagliati fuori “per un’imposizione da parte degli adulti”.
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