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Esperienza scolastica

Il debutto dei bambini nel mondo della scuola

L’esperienza scolastica non è qualcosa di scontato. Il bambino si trova solitamente catapultato, insieme a mamma e papà, in uno spazio totalmente nuovo

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Il debutto dei bambini nel mondo della scuola

L’esperienza scolastica non è qualcosa di scontato. Il bambino si trova solitamente catapultato, insieme a mamma e papà, in uno spazio totalmente nuovo

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Il debutto dei bambini nel mondo della scuola

L’esperienza scolastica non è qualcosa di scontato. Il bambino si trova solitamente catapultato, insieme a mamma e papà, in uno spazio totalmente nuovo

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L’esperienza scolastica non è qualcosa di scontato. Il bambino si trova solitamente catapultato, insieme a mamma e papà, in uno spazio totalmente nuovo

L’esperienza scolastica non è qualcosa di scontato. Il bambino si trova solitamente catapultato, insieme a mamma e papà, in uno spazio totalmente nuovo. E le informazioni che riceve prima di andare a scuola sono legate ai vissuti degli adulti che gravitano intorno a lui e che hanno avuto un’esperienza positiva o negativa della scuola stessa. Quando si parla di bambini, non si può fare a meno di parlare di emozioni allo stato puro, o meglio di una costante ricerca nel comprendere il funzionamento di sé stessi rispetto alle nuove richieste fatte dagli adulti, che il bimbo o la bimba imparerà a riconoscere come maestro o maestra e con cui trascorrerà la maggior parte del tempo in una giornata.

Ciò che conta veramente è quanto si riesca a entrare in sintonia con questa platea più o meno numerosa di piccoli che si aspettano di giocare, correre e replicare quelle esperienze vissute fino a due mesi prima in un altro spazio simile, ossia la scuola materna. Sarebbe fantastico poter immortalare i loro volti all’inizio di questo momento magico: sembrano stupiti, increduli, piangono e hanno bisogno di figure che sappiano accogliere questo turbine di emozioni che si materializzano tutte insieme, come se dal primo giorno fossero già diventati piccoli adulti. In realtà non lo sono e l’abilità dei maestri e delle maestre che gravitano attorno a loro deve essere straordinaria. E ciò apre a una riflessione sulla responsabilità e sulla fiducia che i genitori ripongono nei loro confronti.

I genitori, partendo dall’asilo nido, sono protagonisti della vita dei loro piccoli, poi piano piano è come se venissero messi alla porta, per esserlo davvero all’inizio della scuola primaria. Naturalmente questa situazione non può essere generalizzata, ma sicuramente i genitori assumono un ruolo differente ed è proprio nel momento della scuola primaria che è fondamentale aiutarli a crescere con i loro figli, facendo sì che imparino a fidarsi non solo degli adulti che li stanno accompagnando nel percorso didattico, ma soprattutto che imparino a fidarsi di loro. Di solito, di fronte alle prime difficoltà, si innesca un meccanismo di difesa che oggi più che mai porta a iper-proteggere i propri figli. Ciò comporta, a lungo andare, una passività dei bimbi che, non sentendosi capaci, inizieranno ad avere le prime paure non costruttive, creando piano piano delle tracce nei codici di riconoscimento dell’errore non corrette.

Tre ingredienti sono fondamentali per la buona riuscita di un sistema didattico efficace: instillare fiducia, dare tempo e soprattutto comprendere che l’errore è un elemento sostanziale della crescita e dello sviluppo cognitivo. Quando un bambino o una bambina ha 13-14 mesi e comincia a fare i suoi primi passi barcollanti, nessun genitore o adulto dice «Non sei capace», ma tutti attorno gridano «Bravo» o «Brava», «Continua», «Dài, che ce la fai», fino a che il piccolo, vivendo della fiducia e degli occhi di chi gli è vicino, inizia il suo percorso tra cadute, ricadute, applausi e risate, e finalmente riesce a compiere i primi passi, trovando la stabilità.

Quando invece inizia la scuola, lo stesso errore non è visto in questa prospettiva, ma viene denunciato come incapacità. Se i bambini non incontrano adulti consapevoli di questo processo, ciò può minare le basi della propria autostima. Il processo didattico formativo intrapreso a scuola necessita di adulti formati che sappiano comprendere questo meccanismo essenziale, soprattutto nei primi anni, per poter offrire un’esperienza scolastica che abbia l’obiettivo di formare una platea di piccoli e piccole che imparino a credere in sé stessi, anche di fronte alle difficoltà, sapendo di poter contare sempre e comunque su adulti che non giudicano ma che comprendono, ascoltano e comunicano, sia coi bambini che con i genitori stessi.

di Michele Filanti

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