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Turismo in Italia

Eppur ci vogliono

Turismo e bilancio di fine estate. Nonostante i numerosi problemi presenti nel nostro Paese, l’Italia registra un aumento di presenze e prenotazioni per l’estate 2024

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Eppur ci vogliono

Turismo e bilancio di fine estate. Nonostante i numerosi problemi presenti nel nostro Paese, l’Italia registra un aumento di presenze e prenotazioni per l’estate 2024

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Turismo e bilancio di fine estate. Nonostante i numerosi problemi presenti nel nostro Paese, l’Italia registra un aumento di presenze e prenotazioni per l’estate 2024

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Turismo e bilancio di fine estate. Nonostante i numerosi problemi presenti nel nostro Paese, l’Italia registra un aumento di presenze e prenotazioni per l’estate 2024

La mucillaggine, le temperature record, la penuria di taxi e servizi e, dulcis in fundo, le spiagge rese quasi inaccessibili dalle iniziative fallimentari di alcuni sindaci. Nulla di tutto ciò è riuscito a scalfire l’andamento del turismo in Italia di questa – fredda prima e calda poi – estate 2024, che registra addirittura un aumento di presenze e prenotazioni. Soprattutto da parte di quegli stranieri che vogliono, fortissimamente vogliono, l’Italia e sono disposti anche a chiudere due occhi su certe mancanze. Del resto dove si può godere di paesaggi meravigliosi e al tempo stesso così vari nel raggio di pochi km quadrati, di un panorama storico-artistico che non fa invidia a nessuno e di cibo eccellente, il tutto a prezzi invidiabili? Peccato che quegli stessi prezzi che a un americano o a un cugino europeo dei Paesi del Nord sembrano ottimi, costringano noi italiani a preferire spesso e volentieri una vacanza all’estero. Oppure si resta in patria ma si fanno meno giorni: della serie ‘pochi ma buoni’. La spesa di un italiano per queste vacanze 2024 risulta infatti inferiore del 10% rispetto allo scorso anno, complici l’aumento dell’inflazione e la conseguente frenata del potere d’acquisto.

Stando all’analisi condotta da Demoskopika, questa estate l’Italia dovrebbe registrare un record di visite con oltre 65,8 milioni di arrivi e 266 milioni di presenze (rispettivamente +2,1 e +1,1% sul 2023, che già era stato un anno record con dati sui livelli pre Covid). Puglia, Sardegna e Sicilia si confermano le mete preferite dagli italiani per la bellezza delle loro acque cristalline ma è poi il Veneto a mantenere il record di presenze totali, spinto dal richiamo di una città d’arte come Venezia, dove l’entrata in vigore del ticket di ingresso non ha minimamente disincentivato le visite ma soltanto rinvigorito le casse comunali. Il merito non è solo dell’ex repubblica marinara ma anche delle tante località balneari che puntellano la costa pur non vantando un mare da cartolina. Semplicemente sanno fare turismo, non eccedendo nei prezzi e garantendo un servizio all’altezza.

Se da un lato il turismo low cost di massa è una conferma – basta farsi una ‘vasca’ sui lunghissimi viali di Jesolo o Bibione per farsi un’idea della marea di persone che affollano strade e negozi – sorprende per certi versi la crescita del turismo di lusso, in particolare quello che guarda alla Costa Smeralda, a Capri e alla Costiera amalfitana. Queste ultime due tappe sono divenute una vera obsession per il popolo a stelle e strisce, abituato a vedere qui paparazzati vip come Madonna, Jennifer Lopez e Leonardo Di Caprio. Ma il merito non è solo della pubblicità che ci arriva gratuitamente dal calibro di certi personaggi. L’Italia è infatti entrata nella top 10 delle destinazioni più ambite per l’estate 2024, secondo il Travel & Tourism Development Index del Forum economico mondiale. Queste statistiche piacciono tanto – soprattutto all’estero – e fanno apparire l’Italia (caso mai ce ne fosse bisogno) una meta ancora più ambita. In tal senso il problema dell’overtourism diventa una questione da tenere sotto osservazione soprattutto per quanto riguarda le città d’arte italiane, caratterizzate da vicoli stretti e da servizi che possono soddisfare solo un limitato numero di persone, mettendo in difficoltà chi in quelle città ci vive. Occhio però a non esagerare, facendosi prendere dall’emotività del momento, come accaduto per esempio di recente a Verona, dove qualcuno ha tappezzato la cittadina con degli adesivi recanti la scritta «Tourist go home», sulla scia del discutibile movimento avviato in Spagna, più precisamente a Barcellona.

Il turismo è in primo luogo una risorsa capace di generare un indotto talmente importante da incidere sul Pil: secondo uno studio di Open Economics presentato dal Ministero del Turismo alla fine dell’anno scorso, nel 2022 ha generato una spesa di circa 100 miliardi pari a un impatto a livello di Pil di 255 miliardi di euro, con oltre 3 milioni di occupati stabili. Va poi considerato che la possibilità di viaggiare e di conoscere rappresenta in primis un diritto – certo da esercitare con il dovuto rispetto – perché il mondo, piaccia o no, appartiene a tutti. Dunque andiamoci piano con questa storia del sovraffollamento turistico perché finché le cose andranno bene sarà facile dire «Andatevene via!». Viviamo in un Paese baciato dalla fortuna, ciò nonostante la sorte non andrebbe mai sfidata.

Di Ilaria Cuzzolin

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