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pronto soccorso

Dietro gli assalti nei Pronto Soccorso

In Puglia stiamo assistendo a una vera e propria epidemia di atti di violenza contro personale sanitario del pronto soccorso

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Dietro gli assalti nei Pronto Soccorso

In Puglia stiamo assistendo a una vera e propria epidemia di atti di violenza contro personale sanitario del pronto soccorso

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Dietro gli assalti nei Pronto Soccorso

In Puglia stiamo assistendo a una vera e propria epidemia di atti di violenza contro personale sanitario del pronto soccorso

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In Puglia stiamo assistendo a una vera e propria epidemia di atti di violenza contro personale sanitario del pronto soccorso

In Puglia stiamo assistendo a una vera e propria epidemia di atti di violenza contro personale sanitario del pronto soccorso. Al punto che il direttore generale dell’ospedale di Foggia ha dichiarato che, se non si porrà un argine a questi fenomeni, “presto dovremo chiudere perché ci troveremo senza medici, paramedici e personale sanitario disposto a lavorare al pronto soccorso”.

Del resto, le immagini le abbiamo viste tutti e chi ha voluto ha potuto leggere le cronache allucinanti di questi assalti belluini, in cui gente senza cervello ha pensato di dar sfogo al proprio dolore arrecandone al prossimo. In particolare ai medici individuati frettolosamente come responsabili di chissà quale inefficienza.

Siamo in presenza di un puro default non solo delle regole fondamentali della convivenza civile, ma di qualsiasi senso di autorità, autorevolezza e anche riconoscenza umana.

C’è stata un’epoca in cui il solo vedere una divisa, un’uniforme, un camice, un simbolo incuteva rispetto e soggezione in molti o almeno quel minimo di timore reverenziale che imponeva anche alle teste più calde di contare fino a dieci prima di dire o fare qualsiasi stupidaggine.
Poi, siamo arrivati agli anni “trionfanti” dell’uno vale uno, del luogocomunismo secondo cui tutti sono ladri, tutti sono incapaci, chiunque abbia fatto fortuna nella vita deve aver rubato e fregato il prossimo. Fino a generare questo sbraco assoluto, la fine di ogni argine e vergogna.

Sono anni che pessimi profeti e cattivissimi maestri soffiano sul fuoco, raccontano di un Paese marcio, basato sulla tangente, la ruberia, l’amicizia nel senso degli amici degli amici, pronti a escludere il “popolo“ da ciò che gli è dovuto. E ci meravigliamo ancora di spettacoli immondi come quelli di Foggia e in definitiva anche dell’arrivismo squallido di certi protagonisti delle cronache delle ultime settimane o della totale inadeguatezza di taluni chiamati a ricoprire importanti cariche pubbliche?

Abbiamo elevato il cattivismo a metodo, abbiamo imparato che fare la faccia feroce è produttivo in termini di popolarità e consensi e pazienza se all’atto pratico il cattivismo è solo una recita di chi non sa cosa dire e cerca la soluzione più rapida e frettolosa.
Solo pochi mesi medici e infermieri erano idoli, quando ce la siamo fatta tutti sotto con il Covid. Poi, è bastato tornare a respirare e abbiamo ricominciato a prestare orecchio alle teorie più astruse e patetiche e ci siamo dimenticati di medici e infermieri. Per tanti, solo strumenti del sistema ideato per fregare il “popolo“.

di Fulvio Giuliani

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