La scuola, il decoro e i genitori in short
Come i richiami alla logica e al decoro rischiano di venir demoliti da un certo modo di intendere la libertà
La scuola, il decoro e i genitori in short
Come i richiami alla logica e al decoro rischiano di venir demoliti da un certo modo di intendere la libertà
La scuola, il decoro e i genitori in short
Come i richiami alla logica e al decoro rischiano di venir demoliti da un certo modo di intendere la libertà
Come i richiami alla logica e al decoro rischiano di venir demoliti da un certo modo di intendere la libertà
Come si deve andare vestiti a scuola? Domanda di una banalità apparentemente sconcertante, la cui risposta – detto da persone di media intelligenza, spesso etichettate frettolosamente come “vecchie“- non può che essere: “come vi pare, ma rispettosi del contesto“.
Il tema ha animato una divertente, ma anche profonda chiacchierata radiofonica a Rtl 102.5, nel corso del programma pomeridiano Password che conduco insieme a Nicoletta De Ponti (storica padrona di casa della fascia oraria 17-19 di Rtl, vera colonna della prima radio d’Italia) e Cecilia Songini.
Parlando, confrontandoci e ascoltando le reazioni del pubblico è rapidamente emerso che tutti i richiami alla logica e al decoro rischiano di venir demoliti sotto i colpi di un certo modo di intendere la libertà, che a mio modesto avviso finisce per nascondere un giovanilismo a tratti patetico che affligge il mondo degli adulti.
Provo a spiegare: è sacrosanto che i ragazzi delle superiori coltivino una naturale ribellione agli stilemi dei genitori. Molto meno naturale e sano che siano mamma e papà a fare a gara con i propri figli adolescenti a chi indossa lo short più corto sul sedere, il jeans più strappato in qualsiasi sua parte, la casacca delle squadre di baseball statunitense, la tuta proto maranza o sfoggi il trucco pesante ed esagerato.
Se sono i genitori a perdere completamente di vista il contesto o etichettano il più banale decoro come un’imposizione del potere cinico e baro sul popolo non possiamo certo meravigliarci se per i ragazzi andare a scuola equivalga ad andare in discoteca…
Non sono i nostri figli a cui dobbiamo rivolgerci sperando ci sia la capacità di distinguere i momenti, le occasioni e anche i dress-code adatti agli impegni della giornata. Sono gli adulti che dovrebbero conservare la capacità di distinguere e non cedere alla tentazione delle parole d’ordine contro ciò che viene propagandato come “vecchio“, quando è semplicemente di buon gusto.
E buon gusto è anche imparare a muoversi nei differenti contesti con cui le future donne e futuri uomini si troveranno ad avere a che fare una volta usciti dalle classi. Rispettare il decoro imposto (almeno in teoria) dalla scuola o dal posto di lavoro – come a teatro o al ristorante – significa rispettare se stessi, ciò che si è scelto come occupazione e attività del nostro tempo libero.
La ribellione giovanile non va solo accettata, va in qualche misura protetta perché è garanzia dello sviluppo della persona in autonomia caratteriale e culturale.
Proteggere, però, significa anche fare il proprio mestiere di genitore. Che non è un amico o un consigliere, ma innanzitutto – piaccia o meno – il primo esempio per i figli. Soprattutto quando urlano in faccia che ci detestano e faranno qualsiasi scelta purché sia opposta alle nostre.
È la vita.
Di Fulvio Giuliani
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