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Università Statale Reichman

L’università Statale di Milano congela i rapporti con l’ateneo israeliano Reichman

L’università Statale di Milano ha deciso di congelare i rapporti con l’ateneo israeliano Reichman University dopo le numerose proteste

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L’università Statale di Milano congela i rapporti con l’ateneo israeliano Reichman

L’università Statale di Milano ha deciso di congelare i rapporti con l’ateneo israeliano Reichman University dopo le numerose proteste

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L’università Statale di Milano congela i rapporti con l’ateneo israeliano Reichman

L’università Statale di Milano ha deciso di congelare i rapporti con l’ateneo israeliano Reichman University dopo le numerose proteste

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L’università Statale di Milano ha deciso di congelare i rapporti con l’ateneo israeliano Reichman University dopo le numerose proteste

La notizia è passata in sordina ma una profonda riflessione la merita il fatto che un’università pubblica, la Statale di Milano, abbia scelto di congelare i rapporti con l’ateneo israeliano Reichman University a seguito delle proteste che per mesi hanno infiammato il chiostro di via Festa del Perdono. «La Reichman University non è solo un’istituzione accademica ma un simbolo del sionismo poiché risulta particolarmente intrecciata con le istituzioni militari dello Stato. Ogni anno infatti ospita una conferenza per gli alti ranghi delle forze militari israeliane» hanno scritto con soddisfazione gli studenti palestinesi nel proprio comunicato stampa, annunciando la notizia dello stop dei rapporti fra i due atenei.

In tutto questo non si può però non tener conto di un aspetto: in Israele il servizio di leva dura la bellezza di 24 mesi per le donne e 32 mesi per gli uomini, con entrambi i sessi che restano riservisti fino ai 51 anni d’età. Quindi parliamo di un Paese dove praticamente la maggior parte dei cittadini può considerarsi un militare. In secondo luogo – così come quando scoppiò la guerra in Ucraina sembrò un’idiozia la volontà di bandire la cultura russa dai nostri teatri e librerie – non si capisce bene quale obiettivo possa costituire penalizzare gli studenti e la ricerca, se non voler criminalizzare il sionismo come sinonimo di guerra e sopraffazione. Il confronto con altre culture è arricchimento, negarlo all’università un paradosso doloroso.

di Ilaria Cuzzolin

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