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scontri Bologna

I facinorosi estremisti, a destra e a sinistra

Una parte politica chiama la severità e il rispetto della legge per i facinorosi altrui, ma la dimentica per i propri

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I facinorosi estremisti, a destra e a sinistra

Una parte politica chiama la severità e il rispetto della legge per i facinorosi altrui, ma la dimentica per i propri

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I facinorosi estremisti, a destra e a sinistra

Una parte politica chiama la severità e il rispetto della legge per i facinorosi altrui, ma la dimentica per i propri

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Una parte politica chiama la severità e il rispetto della legge per i facinorosi altrui, ma la dimentica per i propri

Meno si hanno idee, meno si può farvi affidamento per convincere gli altri e più ci si affida agli scontri e alle violenze, anche solo verbali. C’è una ragione per cui, a scuola, prendemmo a considerare il violento un idiota: magari temibile, ma ottuso e con l’eco nel cranio. Quelli della mia generazione, altresì detti boomers, crebbero circondati da violenti d’opposti colori e convergente idiozia. Quel che stupisce è come si possa non capire che non porta da nessuna parte rimproverarsi i rispettivi facinorosi, mentre sarebbe liberatorio se ciascuno provvedesse a isolare e condannare i propri. Senza sentire il bisogno d’aggiungere che quelli dell’altro sono peggiori. Tanto è una brutta gara. Un primo terreno di concordia politica potrebbe essere quello del rispetto della legge. Comprensibile che chi è oggi opposizione consideri sbagliate le leggi approvate dall’attuale maggioranza. Comprensibile, per quanto il partito preso ha pari fascino del partito della pagnotta. Ma molte leggi sono in vigore da decenni e sono state approvate o non modificate dagli uni e dagli altri. Non sarebbe così compromettente propiziarne congiuntamente il rispetto. Fra queste leggi vi sono le norme che considerano un reato l’occupazione illegittima di immobili altrui. E se sfrattare immobili occupati da delle famiglie comporta delle complicazioni (eppure si deve farlo, altrimenti basterebbe portarsi dietro la famiglia e occupare qualsiasi cosa), sfrattare movimenti politici o centri sociali non comporta alcuna complicazione: si va con la forza pubblica e li si butta fuori. Se oppongono resistenza li si conduce a occupare un altro edificio pubblico, denominato galera.

Quelli di CasaPound sono campioni di occupazioni illegittime. Presero anche un intero stabile dell’Agenzia delle entrate. Che i vari centri sociali abbiano regolari contratti d’affitto sarebbe notizia clamorosa. Ma il punto è: se una parte politica chiama la severità e il rispetto della legge per i facinorosi altrui e la dimentica per i propri può in partenza dimenticarsi d’essere considerata credibile. Quel che è peggio, questo aizzare contro gli altri è autolesionista. La sinistra che oggi è opposizione riceve solo un danno dal non condannare gli antagonisti sfasciavetrine. La destra che oggi è governante riceve solo un danno dal non condannare i fascistoni provocatori. Per non dire degli antisemiti d’entrambe le confessioni. Gli uni e gli altri estremisti puntano soltanto alla reazione dei loro colleghi dell’altra sponda, altrimenti sarebbero solo dei patetici esibizionisti senza il briciolo di un’idea da esporre. Ma perché, allora, i non estremisti, i non facinorosi – a destra e sinistra – non li scaricano e allontanano da sé? Perché di quegli estremismi erano parte, perché quell’estremismo è parte delle loro biografie, perché la retorica della guerra in piazza è quella nella quale sono cresciuti, perché anche non avendo (taluni) mai preso parte alla stagione degli opposti squadrismi comunque ne hanno assorbito la logica e la retorica e non riescono a vedere l’ovvio: sono un danno per sé stessi. Non riescono a condannare senza equivoci, senza scappatoie, senza ipocrisie non perché non riescano a prendere le distanze da quel che vedono nelle piazze di oggi e che – ne sono convinto – li disturba e disgusta, ma perché non riescono a prendere le distanze da quel che furono o raccontarono di essere o finsero di essere.

Quelli che a noi sembrarono degli idioti a scuola – quelli di cui abbiamo divorato con rispettoso interesse le biografie, per comprendere le ragioni di scelte che hanno devastato le loro vite e soppresso quelle altrui, ricavandone la conclusione che erano degli idioti, prima di tutto idioti – a loro sembrarono militanti forse in errore, ma determinati e coraggiosi. Magari qualcuno si chiederà cosa diavolo ce ne importi a noi. C’importa, perché in quella mancanza di lucidità e coraggio si trova il seme dell’immobilismo che ci fa perdere anche competitività.

Di Davide Giacalone

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