Doping: indagine, inaccettabile per 90% atleti over 35 ma accettabile per 12% over 70
Roma, 2 dic. (Adnkronos Salute) – Sono stati presentati questa mattina i dati del report di ricerca del progetto ‘No doping 4 master’, realizzato dall’Università Lumsa con il contributo del ministero della Salute-Sezione per la vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive del Comitato tecnico sanitario. Hanno partecipato all’indagine 3.000 atleti (amatori e professionisti) ai quali è stato somministrato un questionario di circa 30 domande, ciascuna con lo scopo di approfondire la conoscenza del doping e le reazioni davanti ad azioni illecite praticate da altri atleti. “Il 90% degli intervistati non ritiene accettabile usare sostanze illegali in senso generale. Un dato che si abbassa al 76% quando chi ricorre al doping è un altro atleta che ha come scopo il miglioramento delle prestazioni sportive e/o potenzialità. In questo si dichiara assolutamente permissivo il 6% dei professionisti e il 9% degli amatori”, si legge nel report dell’indagine.
“Anche l’età gioca un ruolo fondamentale nel giudicare l’utilizzo di pratiche dopanti, con una chiara tendenza con l’aumentare degli anni: il 12% degli over 70 lo ritiene giustificabile, nella categoria 51-70 anni è permissivo l’8%, cifra che scende al 6% per gli atleti tra i 35 e i 50 anni”, proseguono i risultati. Per quanto riguarda il grado di conoscenza, è possibile osservare che “quasi tutti gli atleti dimostrano una buona cognizione del fenomeno doping (98%), ma allo stesso tempo si riscontra un minor grado d’informazione sulle procedure legate ai controlli antidoping, infatti solo il 40% risponde correttamente”. In questo senso gli sportivi a livello amatoriale risultano i meno informati.
“Nel 2023 abbiamo avuto 82 esiti avversi su 9.000 controlli antidoping, 33 sono stati i casi di atleti master – ha riferito nel suo intervento Alessia Di Gianfrancesco, direttore generale Nado Italia – Le sostanze prevalentemente riscontrate sono state la eritropoietina, la cocaina, stanozololo e drostanolone che sono due anabolizzanti. Il clostebol è un altro anabolizzante molto riscontrato perché è un cicatrizzante. L’Hcg invece è un ormone che di solito aumenta nelle donne in gravidanza, ma negli uomini è proibito perché verosimilmente o viene assunto oppure ci informa che c’è un problema di salute, verosimilmente un tumore testicolare. E poi anche il Thc e l’efedrina, queste le sono sostanze che noi abbiamo prevalentemente riscontrato in atleti master”.
Secondo Di Gianfrancesco, “i controlli hanno anche un’azione preventiva. Ad esempio Polonara è un cestista che grazie a un controllo antidoping da noi eseguito è stato trovato positivo a questo Hcg che è la gonadotropina corionica. Quando abbiamo notificato la positività, lui risposto che non aveva assunto niente. Ha fatto le analisi e si è rivelato un tumore che però ha potuto curare grazie alla nostra comunicazione, così come fu per Acerbi, un calciatore che ha potuto scoprire la recrudescenza di un tumore che aveva già curato, ma di cui non aveva ancora sintomi. Ovviamente aveva fatto approfondimenti abbastanza recenti ed erano tutti negativi, ma con il nostro controllo ha scoperto la recidiva e si è potuto curare nuovamente”.
Altro obiettivo di ‘No doping 4 master’ è la formazione/informazione sulla prevenzione e sugli effetti negativi del doping e di altre pratiche dannose per la salute negli sport amatoriali e non. Nel corso della mattinata è stata presentata anche la seconda fase del progetto, che prevede – oltre alla realizzazione di mini-video informativi sugli effetti del doping (sia legali che psicologici) – anche l’organizzazione di un evento informativo/formativo di livello universitario. A tutti i partecipanti (atleti della categoria master, allenatori, dirigenti sportivi e gli altri affiliati alle federazioni) che termineranno il percorso formativo verrà rilasciato un attestato di ‘No doping 4 master’.
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