Videotel e dati che ci inseguono. Le rivoluzioni che portarono al nostro odierno telefono cellulare
Ad aprire la strada fu nel 1981 il Minitel francese, un servizio di videotex figlio (a suo modo) dello storico rapporto di due ispettori generali delle Finanze d’Oltralpe, Simon Nora e Alain Minc
Videotel e dati che ci inseguono. Le rivoluzioni che portarono al nostro odierno telefono cellulare
Ad aprire la strada fu nel 1981 il Minitel francese, un servizio di videotex figlio (a suo modo) dello storico rapporto di due ispettori generali delle Finanze d’Oltralpe, Simon Nora e Alain Minc
Videotel e dati che ci inseguono. Le rivoluzioni che portarono al nostro odierno telefono cellulare
Ad aprire la strada fu nel 1981 il Minitel francese, un servizio di videotex figlio (a suo modo) dello storico rapporto di due ispettori generali delle Finanze d’Oltralpe, Simon Nora e Alain Minc
Ad aprire la strada fu nel 1981 il Minitel francese, un servizio di videotex figlio (a suo modo) dello storico rapporto di due ispettori generali delle Finanze d’Oltralpe, Simon Nora e Alain Minc
Ad aprire la strada fu nel 1981 il Minitel francese, un servizio di videotex figlio (a suo modo) dello storico rapporto di due ispettori generali delle Finanze d’Oltralpe, Simon Nora e Alain Minc. Quest’ultimo godette poi di maggior fama per aver lavorato con Carlo De Benedetti nella sfortunata avventura del 1988 per l’assalto alla belga Société générale guidata dall’ex commissario Ue Etienne Davignon. Il documento (diventato anche un libro) venne consegnato direttamente al presidente della Repubblica francese, Valery Giscard d’Estaing. Per la prima volta vi compariva il vocabolo “telematique”, il rivoluzionario termine dai due coniato e recepito in italiano come “telematica” (in inglese “telematics”), cioè la crasi tra le vecchie telecomunicazioni e l’allora nascente informatica (“informatique” in francese). Il sistema di Parigi consentiva, oltre a vari servizi (e informazioni) di utilizzo abbastanza comune per i cittadini, anche di accedere a notizie on demand. Ed è rimasto attivo in Francia fino al 2012.
Un tentativo precedente, in tono minore, era stato fatto in Gran Bretagna con il Prestel del 1979. Il meglio venne dato in fase creativa da Mervyn Kurlanky, autore di un logo che omaggiava i Futuristi. Assai scarso il successo sul mercato, con soli 95mila abbonati.
Nel 1984 – dunque tre anni dopo Parigi – debuttò il nostro Televideo (nome commerciale Videotel) che, pur non potendosi definire un successo né di critica né di pubblico, risulta il più longevo. Al suo esordio aveva l’allure di status symbol: per i manager, specialmente quelli pubblici, era un punto d’orgoglio già soltanto averlo sulla propria scrivania, costantemente acceso, per vedere scorrere le notizie che passavano e che magari li riguardavano. Il Videotel però non prese mai piede tra i privati cittadini, un po’ perché costoso (bisognava pagare un canone al gestore telefonico monopolista dell’epoca), un po’ perché i tempi non erano ancora maturi per il mercato domestico. Comunque, seppur con varie modifiche – e gestito oggi dalla Rai invece dell’originaria Sip che lo lanciò – è rimasto in piedi fino ai giorni nostri.
Del resto il 1984 fu assai fecondo per l’hi-tech. Steve Jobs presentò il suo primo Macintosh (dal nome di una mela rossa californiana a cui rubò anche il marchio) e debuttò inoltre il Cd-Rom presentato dalla Philips al lussuoso “George V” di Parigi. Mentre il prototipo del lettore Cd portatile dal suono digitale perfetto era stato presentato due anni prima alla “Foire du son”, sempre nella capitale francese. Fece la sua comparsa anche il cellulare commerciale, non ergonomico ma di grandi dimensioni e pesante come un mattone. Tutte, nel loro settore, autentiche rivoluzioni tecnologiche destinate a cambiare per sempre il nostro stile di vita.
Il terminale italiano veniva prodotto a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) dall’Italtel Telematica, una delle aziende del gruppo pubblico Stet voluta da Marisa Bellisario, la «minigonna rosa tra i metalmeccanici» sponsorizzata dal socialista Gianni De Michelis. E quelle commesse, in sostanza pubbliche, diedero ossigeno all’azienda milanese alle prese con la pesante ristrutturazione dovuta all’avvento della commutazione telefonica elettronica. Il vecchio sistema elettromeccanico stava andando in pensione per lasciare il campo alle cosiddette centrali numeriche e/o digitali. Si cominciava a parlare di reti che sfruttassero le capacità di coding e software: debuttarono così le reti Isdn (Integrated services digital network).
Un’era fa, possiamo dire oggi che usufruiamo di servizi di ogni tipo (anagrafe, banking, università) capaci di raggiungerci ovunque grazie al nostro smartphone. Per non parlare delle notizie microblogging come X, WhatsApp, Telegram. È la società (interamente) digitale, bellezza.
di Franco Vergnano
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- Tag: tecnologia
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