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Riportatela a casa. Poi parliamo

Questo è il momento della diplomazia e dei servizi, non degli striscioni e dei cortei. Cecilia Sala deve tornare a casa, tutto il resto non conta

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Riportatela a casa. Poi parliamo

Questo è il momento della diplomazia e dei servizi, non degli striscioni e dei cortei. Cecilia Sala deve tornare a casa, tutto il resto non conta

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Riportatela a casa. Poi parliamo

Questo è il momento della diplomazia e dei servizi, non degli striscioni e dei cortei. Cecilia Sala deve tornare a casa, tutto il resto non conta

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Questo è il momento della diplomazia e dei servizi, non degli striscioni e dei cortei. Cecilia Sala deve tornare a casa, tutto il resto non conta

L’idea di una nostra giovane connazionale segregata in quel buco dell’inferno che è la prigione iraniana di Evin, dove centinaia di oppositori degli ayatollah e semplici ragazze e ragazzi si ammassano in attesa di conoscere il proprio destino (non di rado tragico), ci spezza letteralmente il fiato.

Ha fatto benissimo il ministro della Difesa Crosetto a chiarire che l’arresto – provocatorio, proditorio, propagandistico – di una giornalista occidentale le autorità lo devono trattare quanto più possibile lontano dal clamore, dai riflettori e paradossalmente dalla stessa indignazione popolare. Prima di straparlare e reagire a sproposito, cerchiamo di capire cosa abbia detto Crosetto: questo è il momento della diplomazia e dei servizi, non degli striscioni e dei cortei. Dei contatti ufficiosi, della ricerca di chi possa fare da ponte fra noi e loro, fra uno Stato di diritto e un regime liberticida. Non della piazza.

Cecilia Sala va riportata a casa, in fretta e in perfette condizioni. Tutto il resto non conta.

Quindi facciamo lavorare chi è del mestiere e non inventiamoci soluzioni fantasiose o balzi in avanti del tutto controproducenti. Quando diciamo: “Facciamo fare a chi sa”, intendiamo anche tenere la politica rigorosamente fuori dal perimetro di questa vicenda. Non ci serve la sfilata di tutti i leader, vice leader e capicorrente. Non ci serve sgomitare per sottolineare la vicinanza politica della giornalista a questo o quello. Quasi a far balenare surrettiziamente un maggiore o minore interesse di un determinato apparato.

Questo non è il momento delle frattaglie. Per quanto ci riguarda Cecilia Sala potrebbe essere anche la persona più lontana dalle nostre idee – ovviamente non lo è, è una brava giornalista che ci ha sempre messo la faccia e rischiato di suo, a differenza di tanti poltronari e profeti a rigorosa distanza – e in questo momento sarebbe semplicemente una nostra sorella.

Riportatela a casa. Poi – come abbiamo sempre fatto e senza aver bisogno di aspettare momenti angoscianti come questi – riprenderemo a parlare del regime iraniano. E a sottolineare quello che pensiamo di chi ha ucciso la libertà in Persia.

Di Fulvio Giuliani

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