Scuola divenuta zona franca, parla Eugenia Carfora, preside a Caivano
Eugenia Carfora, dirigente scolastica dell’Istituto superiore “Francesco Morano” al Parco verde di Caivano, racconta a La Ragione
Scuola divenuta zona franca, parla Eugenia Carfora, preside a Caivano
Eugenia Carfora, dirigente scolastica dell’Istituto superiore “Francesco Morano” al Parco verde di Caivano, racconta a La Ragione
Scuola divenuta zona franca, parla Eugenia Carfora, preside a Caivano
Eugenia Carfora, dirigente scolastica dell’Istituto superiore “Francesco Morano” al Parco verde di Caivano, racconta a La Ragione
Eugenia Carfora, dirigente scolastica dell’Istituto superiore “Francesco Morano” al Parco verde di Caivano, racconta a La Ragione
La vicenda della 40enne insegnante di sostegno dell’Istituto scolastico “Catello Salvati” di Castellammare di Stabia (Napoli), arrestata con l’accusa di reati sessuali ai danni di un gruppo di studenti, è un altro gancio al delicato rapporto che esiste in questo momento tra educatori, studenti, genitori degli studenti, dirigenti scolastici, istituzioni. «Sono tutti sul banco degli imputati» spiega a “La Ragione” Eugenia Carfora, dirigente scolastica dell’Istituto superiore “Francesco Morano” al Parco verde di Caivano. Si tratta della scuola frequentata dalle cuginette vittime di violenze e abusi sessuali. La storia è ben nota: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fece visita all’istituto il 31 agosto 2023, dando il via all’impegno del governo nell’applicazione del cosiddetto ‘modello Caivano’.
La preside è impegnata da anni nel combattere la dispersione scolastica, è anche commendatore della Repubblica per l’impegno profuso nell’educazione dei giovani contro i clan camorristici della zona. È veemente il suo disappunto sulla vicenda dell’insegnante stabiese (che nel frattempo ha negato tutte le accuse a suo carico, mentre è stata aperta un’indagine interna e si stanno vagliando le chat con gli studenti) e i presunti reati sessuali sugli studenti: «Formulare giudizi o anche soltanto ipotesi in momenti così delicati non è facile. Certo, fa male constatare che la scuola sia diventata una specie di zona franca, un luogo del silenzio dove ognuno guarda a sé stesso. Si è persa la vocazione indispensabile per fare questo lavoro. Si vuole far arrivare il concetto che il disagio giovanile sia la malattia del secolo, ma per recuperare i ragazzi servono educatori che amino quello che fanno. E non se vedono più da un pezzo».
Lo stimolo pervasivo dei mezzi di comunicazione come i servizi di messaggistica che cancellano la distanza tra docenti e studenti; le condizioni di lavoro degli stessi insegnanti che, sottopagati e sottostimati, hanno perduto motivazioni; l’insegnamento che è divenuto un ripiego per tanti che oggi siedono alla cattedra: sono questi i motivi che la preside dell’istituto scolastico di Caivano elenca per evidenziare la recisione del filo educativo che ha tenuto assieme tutte le voci del sistema scuola, dai dirigenti agli studenti, fino ai genitori.
«La situazione richiede un esame di coscienza a livello collettivo» ragiona Carfora. «Se davvero si è arrivati a casi come quello di Castellammare di Stabia, a simili comportamenti reiterati per mesi, vuol dire che hanno sbagliato in tanti, tutti. È difficile credere che nessuno si accorga di ragazzini che vengono trattati in questo modo. In primis come educatrice e poi come dirigente scolastica posso dire che il sistema ha fallito. Va riannodato il dialogo educativo. Fare l’insegnante significa avere una marcia in più. E non è più così da tempo».
di Marco Carta
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