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Una sinistra consapevolmente perdente

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Ciò che manca alla sinistra è la capacità di riconoscere quei problemi che non si possono ignorare

Sinistra

Una sinistra consapevolmente perdente

Ciò che manca alla sinistra è la capacità di riconoscere quei problemi che non si possono ignorare

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Una sinistra consapevolmente perdente

Ciò che manca alla sinistra è la capacità di riconoscere quei problemi che non si possono ignorare

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Mai, in tanti anni, avevamo visto Walter Veltroni con un’espressione del viso così cupa come martedì sera alla trasmissione di Giovanni Floris. Di solito, pur in discorsi preoccupati, l’ex leader del Pd – oggi scrittore, regista, adesso anche entertainer a teatro (sugli anni Sessanta, ça va sans dire) – una battuta, un sorriso, un alleggerimento del tono non li ha mai lesinati. Stavolta niente. Faccia tesa, parole gravi. Coerenti con questo «momento duro». Soprattutto, poca speranza: «Ciò che manca alla sinistra è la capacità di riconoscere quei problemi che non si possono ignorare». Hai detto niente.

Non sta a Veltroni fornire ricette per arginare una destra soverchiante a livello mondiale e anche da noi: ma i sentimenti di fondo che dominano la sua riflessione sono quelli della sinistra nel suo complesso, allargando la nozione di “sinistra” al progressismo più moderato: il pessimismo, la paura, forse persino la rinuncia. Sentimenti da insonnia nelle notti fredde. Tutto va male e non si sa bene a cosa aggrapparsi in questa aria del tempo che pare sferzare la democrazia. Ma non è che si possa disertare. Al di là delle opinioni personali, non è una buona cosa se il principale partito di opposizione, il Pd, si auto-relega nella ridotta delle piccole proteste – «Meloni venga in Parlamento» su qualunque cosa – o basa tutto sulle pur lodevoli apparizioni di Elly Schlein davanti a una fabbrica, un ospedale, una scuola. Ci vorrebbe molto di più, anche ammettendo ciò che va ammesso, e non solo per onestà intellettuale ma per correggere tutto, e cioè che la valanga-Trump ha squadernato il fatto che il progressismo mondiale pare non disporre delle giuste chiavi di lettura e dunque non sa bene cosa controproporre a questa destra che pare invincibile.

Da noi, il consenso al governo non cala. Fuori dai denti Dario Franceschini: il Pd non ha una coalizione, dunque meglio rinunciare a sognare vittorie impossibili (non lo ha detto proprio così ma il senso è questo) e puntare a salvare il salvabile conquistando quanti più seggi possibile. Più pessimista di così è difficile essere. Il problema non può non riguardare lei, la segretaria, che sembra l’unica convinta di poter battere Giorgia Meloni, e questo le fa comunque onore, ma è chiaro che in questa situazione, che per la sinistra è drammatica come non mai, per Elly Schlein ci sarebbe motivo di riflettere e di discutere uscendo dal bunker del Nazareno nel quale si è asserragliata insieme ai suoi seguaci. Magari anche ascoltando le preoccupazioni di uno come Walter Veltroni.

di Mario Lavia

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