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In Danimarca i bambini imparano a scuola il valore del denaro

Attraverso il suo sistema educativo la Danimarca prepara i cittadini del futuro ad assumere decisioni finanziarie consapevoli

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In Danimarca i bambini imparano a scuola il valore del denaro

Attraverso il suo sistema educativo la Danimarca prepara i cittadini del futuro ad assumere decisioni finanziarie consapevoli

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In Danimarca i bambini imparano a scuola il valore del denaro

Attraverso il suo sistema educativo la Danimarca prepara i cittadini del futuro ad assumere decisioni finanziarie consapevoli

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Attraverso il suo sistema educativo la Danimarca prepara i cittadini del futuro ad assumere decisioni finanziarie consapevoli

In Danimarca da qualche anno l’educazione finanziaria è divenuta obbligatoria nelle scuole per gli studenti dai 13 ai 15 anni. Un’iniziativa nata dalla consapevolezza che una solida base di conoscenze in questa materia possa influenzare positivamente, nel lungo termine, il sistema economico nazionale. Attraverso il suo sistema educativo il Paese scandinavo – che vanta un tasso di alfabetizzazione finanziaria del 71%, (rispetto alla media globale del 33%) – intende così preparare i cittadini del futuro ad assumere decisioni finanziarie consapevoli. Fin dalla giovane età.

La tendenza danese è riconosciuta come esempio virtuoso, assieme a quelle di Singapore e Nuova Zelanda. Anche dal World Economic Forum, nel rapporto “Longevity Economy Principles: The Foundation for a Financially Resilient Future”. Basato sui dati di Standard & Poor’s Ratings Services raccolti in 140 Paesi, il dossier valuta la comprensione di concetti chiave come tassi di interesse, capitalizzazione, inflazione e diversificazione del rischio. Conoscenze che i giovani danesi apprendono anche grazie a iniziative come la “Danish Money Week”. Un’intera settimana in cui circa 20mila studenti di 700 scuole partecipano a workshop e incontri con esperti finanziari.

Il sistema educativo danese non si limita però esclusivamente agli adolescenti. Nel 2018 è stata lanciata l’app Ernit, rivolta ai bambini dai 4 ai 10 anni. Per insegnare il valore del denaro e concetti come pazienza e perseveranza. Attraverso compiti quotidiani come riordinare o portare fuori la spazzatura, i bambini imparano anche a guadagnare e risparmiare per raggiungere i propri obiettivi. Questo approccio ludico ma educativo contribuisce a formare futuri adulti consapevoli e finanziariamente responsabili.

La situazione italiana, all’opposto, è ancora critica. Secondo la Banca d’Italia, l’alfabetizzazione finanziaria nel nostro Paese raggiunge solo un punteggio di 10.6 su 20. Con un divario di genere significativo. Mentre l’educazione sul tema non è ancora obbligatoria nelle scuole. Un fattore che, in una prospettiva futura, può portare a decisioni economiche rischiose, esacerbando le disuguaglianze e influenzando negativamente i gruppi più vulnerabili. Un’adeguata preparazione potrebbe invece permettere di pianificare investimenti sensati per il domani, contribuendo a migliorare la qualità della vita e l’accesso ai servizi essenziali. Come l’assistenza per la terza età.

Del resto, il modello danese ci indica come tali interventi abbiano impatti significativi, riducendo le disuguaglianze e promuovendo l’equità economica e sociale. Su questa scia, Paesi come Singapore e Nuova Zelanda hanno riconosciuto l’importanza di preparare i cittadini a gestire le proprie finanze in modo efficace e sicuro. E così, mentre da noi si dibatte sull’opportunità di reinserire il latino alle scuole medie (sacrosanto, in virtù della sempre minore comprensione della nostra lingua) e di rendere obbligatoria la lettura della Bibbia (sacra per definizione), non si proferisce verbo sulla necessità di fornire alle giovani generazioni gli strumenti per comprendere e gestire il denaro. Un elemento fondamentale, quest’ultimo, per costruire una società più equa e resiliente. Nella quale comunque la conoscenza del latino e della Bibbia non sfigurerebbero.

Di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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