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Settembre racconta “Vertebre”: “Nessuno ci ha mai detto come si vivono i 20 anni”
Settembre, cantautore classe 2001 in gara a Sanremo Giovani, ci ha raccontato la nascita della sua “Vertebre”, il brano più ascoltato tra le nuove proposte
Settembre racconta “Vertebre”: “Nessuno ci ha mai detto come si vivono i 20 anni”
Settembre, cantautore classe 2001 in gara a Sanremo Giovani, ci ha raccontato la nascita della sua “Vertebre”, il brano più ascoltato tra le nuove proposte
Settembre racconta “Vertebre”: “Nessuno ci ha mai detto come si vivono i 20 anni”
Settembre, cantautore classe 2001 in gara a Sanremo Giovani, ci ha raccontato la nascita della sua “Vertebre”, il brano più ascoltato tra le nuove proposte
Settembre, cantautore classe 2001 in gara a Sanremo Giovani, ci ha raccontato la nascita della sua “Vertebre”, il brano più ascoltato tra le nuove proposte
Tra le Nuove Proposte di Sanremo 2025 che stanno catturando maggiormente l’attenzione – e il pubblico – spicca Settembre, uno dei cantautori più promettenti della nuova scena musicale italiana. Nato e cresciuto a Napoli, classe 2001, è in gara con “Vertebre“, un brano profondamente intimo che esplora la fragilità delle emozioni e il senso di smarrimento tipico del percorso di crescita. Abbiamo parlato con lui per scoprire quali sentimenti lo attraversano in questo momento così speciale.
Com’è nata “Vertebre”? Come hai capito potesse essere la canzone giusta per l’avventura di Sanremo Giovani?
Vertebre è nata in modo molto spontaneo. Sentivo il bisogno di mettere su carta alcuni pensieri sulla mia generazione, sulla vita, sulle fragilità e debolezze. È un viaggio interiore, nato dopo una conversazione a tavola con alcuni amici.
Il tema era proprio l’avere vent’anni, e una mia carissima amica ha detto una frase simile a “nessuno ci ha mai detto come si vivono i vent’anni”, che poi ho usato nel brano. Stavamo parlando di quanto questa età sia complessa, perché tutti l’abbiamo attraversata, ma nessuno ci ha davvero insegnato a viverla. È una fase della vita difficile, il processo di crescita è complicato, e a vent’anni si fa fatica a gestire emozioni e sentimenti. Non sei più un adolescente, ma non sei ancora un adulto: devi iniziare a trovare il tuo equilibrio.
Questo è solo uno degli aspetti che provo a trattare in Vertebre. Ho scelto questo brano per Sanremo Giovani perché è stato quello che, al primo ascolto, ha fatto alzare mio padre dal divano. Io stesso sentivo una magia attorno a questa canzone, e mi fido molto del parere dei miei genitori. Quando l’ha ascoltata, mi ha detto subito: “Questo, questo!”. Io sono molto fatalista, credo nel destino. È stato un insieme di cose che mi ha portato a dire: è lui.
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Come stai vivendo questo momento? Ci racconti l’emozione della prima prova con l’orchestra all’Ariston?
Quello è stato un momento tatuato nell’anima, e lo sarà per sempre. Ho messo per la prima volta i piedi sul palco dell’Ariston per il Festival di Sanremo. Per me, che ho solo 23 anni, tutto questo è gigantesco. Non mi fa paura, anzi, mi riempie di adrenalina e di voglia di fare.
Le prove con l’orchestra, con tutti i maestri… è stato tutto incredibile. Non trovo altri aggettivi, perché davvero è un’esperienza enorme, qualcosa che porterò con me per sempre. È come se stessi riempiendo una grande valigia immaginaria con tutte queste esperienze preziose.
Saranno ricordi che conserverò per tutta la vita, momenti che mai avrei pensato di vivere. È tutto davvero assurdo.
Si dice spesso della tua generazione, dei più giovani, che siete superficiali. Però, onestamente, non mi sembra. Questo brano, per esempio, dimostra come in realtà ci siano spesso dei pregiudizi nei vostri confronti
Innanzitutto, una premessa importante: ogni epoca è diversa. Avere vent’anni nel 2023, 2022 o 2021 è ovviamente molto diverso rispetto ai vent’anni dei miei genitori. Però, in generale, credo che tutti siamo accomunati da quella sensazione di spaesamento.
La ricerca di un equilibrio tra adolescenza ed età adulta è qualcosa che attraversiamo tutti. Certo, alcune cose cambiano: oggi viviamo nell’era dei social network, che prima non esistevano. Noi siamo stati una sorta di cavia per questa rivoluzione digitale.
Credo che crescendo ci si dimentichi cosa significhi avere vent’anni. Forse è per questo che chi è più grande a volte ci percepisce come superficiali. Ma la verità è che questa non è affatto un’età semplice.
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Come hai capito che avresti voluto fare il cantautore, dedicarti alla musica?
Sono sempre stato un bambino molto creativo. Me lo racconta mia madre, ma lo ricordo anche io. Ero curioso, avevo sempre mille idee per la testa. Non ero il classico bambino che giocava a pallone con gli amici o alla PlayStation. Io amavo creare: storie, canzoni, cose che non esistevano ancora. Mi ha sempre affascinato l’idea di trasformare un pensiero in qualcosa di concreto, di reale.
La musica mi ha sempre illuminato, è da sempre parte della mia vita. E credo che ognuno di noi sia qui per un motivo. Probabilmente il mio è proprio questo, perché quando faccio musica mi sento nel posto giusto. Che sia sul palco, a casa davanti al pianoforte, o mentre scrivo, provo una sensazione di appartenenza, di equilibrio.
Viviamo in una società che spesso ci fa sentire sbagliati, inadeguati. Per questo è fondamentale trovare il proprio posto, il proprio spazio. Per me la musica è quel posto. Ed è proprio questo che mi ha spinto, col tempo, a sognare di trasformare questa passione in una professione. E ci sto lavorando.
A giudicare dai numeri che sta macinando “Vertebre“, con oltre 6,5 man di stream, direi proprio che hai trovato il posto giusto
Credimi, è tutto assurdo. Sono fiero di Vertebre, è un po’ come un figlio per me. È lo stesso orgoglio che prova mia madre quando parla di me, indipendentemente da tutto il resto. Vedere l’amore e l’affetto che sta ricevendo questo brano è incredibile, inaspettato. Perché quando scrivi una canzone non sai mai davvero come verrà accolta, come sarà percepita. E proprio per questo sono ancora più felice.
A chi ti ispiri quando scrivi? C’è qualche ascolto in particolare?
Mi ispiro davvero a tanti artisti. Come ti dicevo prima, sono sempre stato molto curioso e lo sono ancora. Mi piace ascoltare generi diversi, esplorare mondi musicali lontani tra loro.
Sono cresciuto con il cantautorato, ma anche con tanta musica napoletana: Pino Daniele, 99 Posse… E poi ci sono gli artisti internazionali che mi hanno segnato, come i Beatles e Frank Sinatra. Oggi ascolto anche artisti contemporanei come Rosalia e Mahmood. Alla fine, i miei ascolti spaziano tra epoche e generi diversi, e credo che questo influenzi naturalmente la mia scrittura. È come se tutto ciò che ho ascoltato e assimilato negli anni si mescolasse dentro di me, fino a trasformarsi in nuove canzoni.
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E così sfatiamo anche il mito che la Gen Z non ascolti i grandi del passato
Ti dirò di più: ho notato che la cultura del vinile è tornata fortissimo tra i ragazzi della mia età. Un tempo forse si pensava che fosse superato, ma oggi vedo tantissimi miei coetanei che collezionano vinili e hanno un giradischi in casa. Io stesso ne ho uno e sto costruendo pian piano la mia collezione, che per ora è ancora piccola, ma cresce.
Molti miei amici sono diventati veri cultori del vinile, e questo mi rende felice. Alla fine, le mode tornano sempre. Anche se, più che una moda, il vinile era semplicemente il modo principale di ascoltare musica tanti anni fa. Poi la tecnologia è andata avanti, ma è bello vedere che certe cose non si perdono, anzi, tornano con ancora più valore.
Dopo Sanremo, ti aspettano due grandi concerti: l’8 marzo all’Auditorium Parco della Musica di Roma e l’11 aprile alla Casa della Musica di Napoli.
La vera prova saranno questi live. Sono felicissimo, perché sto preparando il mio primo concerto ed è assurdo pensare che non ho mai fatto uno show interamente mio. È un’esperienza completamente nuova, e credo che il 2025 sarà davvero l’anno delle prime volte per me: il primo Sanremo, i primi concerti… Tante cose nuove da vivere, e questo mi entusiasma. In fondo, non si smette mai di imparare e di scoprire.
In questo momento, però, il mio focus è su Sanremo. Voglio fare bene, ma soprattutto voglio godermela al massimo. Non solo l’esibizione sul palco, ma tutto ciò che c’è intorno. È una settimana intensa sotto ogni aspetto, lo sai bene anche tu. Per questo voglio vivere ogni momento, dentro e fuori dall’Ariston, come un viaggio. Starò via da casa per una settimana e nel frattempo avrò l’onore di cantare su quel palco. Ovviamente sento anche il peso della responsabilità, ed è giusto che sia così: è un’opportunità importante e voglio darle tutto il valore che merita.
di Federico Arduini
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