La nostra battaglia di civiltà
C’è una domanda a cui non è facile dare una risposta, con il passare delle giornate di guerra: cosa replicare a chi insiste con la mistificazione, a cadere mani e piedi nella ‘disinformatia’ sovietica di Vladimir Putin, nell’esercitarsi in un vuoto e ributtante cinismo?
La nostra battaglia di civiltà
C’è una domanda a cui non è facile dare una risposta, con il passare delle giornate di guerra: cosa replicare a chi insiste con la mistificazione, a cadere mani e piedi nella ‘disinformatia’ sovietica di Vladimir Putin, nell’esercitarsi in un vuoto e ributtante cinismo?
La nostra battaglia di civiltà
C’è una domanda a cui non è facile dare una risposta, con il passare delle giornate di guerra: cosa replicare a chi insiste con la mistificazione, a cadere mani e piedi nella ‘disinformatia’ sovietica di Vladimir Putin, nell’esercitarsi in un vuoto e ributtante cinismo?
C’è una domanda a cui non è facile dare una risposta, con il passare delle giornate di guerra: cosa replicare a chi insiste con la mistificazione, a cadere mani e piedi nella ‘disinformatia’ sovietica di Vladimir Putin, nell’esercitarsi in un vuoto e ributtante cinismo?
C’è una domanda a cui non è facile dare una risposta, con il passare delle giornate di guerra: cosa replicare a chi insiste con la mistificazione, a cadere mani e piedi nella ‘disinformatia’ sovietica di Vladimir Putin, nell’esercitarsi in un vuoto e ributtante cinismo? Non stiamo parlando dei soloni da salotto-Tv, a cui più volte ci siamo riferiti in questi spazi. Parliamo delle quinte colonne magari inconsapevoli, quella massa che si è agilmente trasformata dai confusi No vax di qualche settimana fa nel volenteroso esercito mediatico del dittatore di Mosca.
Lo abbiamo provato tutti, chiunque in questi giorni abbia partecipato sui social al gigantesco dibattito sull’aggressione russa all’Ucraina. Inevitabile imbattersi in commenti allucinati, in cui si ripetono senza un minimo di analisi e riflessione le baggianate della propaganda del Cremlino. L’attacco all’ospedale di Mariupol non c’è mai stato, anzi se lo sono fatti da solo gli ucraini. La donna incinta è sempre la stessa (in un cinismo che arriva ad essere vomitevole, davanti alla sofferenza di mamme e bambini), non esiste una guerra contro l’Ucraina, ma solo una reazione all’“espansionismo“ della Nato, l’Occidente e colpevole. Va bene Kiev, ma cosa mi dite del Vietnam, dell’Afghanistan, dell’Iraq o di Falluja. Ancora, chi pagherà i costi subiti da noi italiani di questa guerra lontana, come si farà con i profughi, chi li accoglierà e a quale prezzo e così via.
Un rosario di castronerie, balle, parole vergognose e insensibili.
Come replicare? Come evitare che questa disumanità corrompa anche noi? Crediamo che esista una responsabilità in capo a ciascuno. Abbiamo il dovere morale di ribattere e soprattutto isolare la disinformazione, il cinismo, la pura insensibilità e cattiveria. È una piccola battaglia quotidiana in capo a ciascuno di noi, abbiamo il dovere di testimoniare – nel nostro minuscolo – i valori dell’Occidente che Vladimir Putin ha aggredito con la sua scelta mortale contro l’Ucraina. Rispondendo finché si può, ma anche bloccando e isolando.
Certa gente non merita neppure replica o risposta, chi non vuole capire cosa sta accadendo, chi anche questa volta si rifiuta di studiare, leggere, provare ad ascoltare chi è sul terreno e preferisce dar per buono l’ultimo post dell’ultimo imbecille è virtualmente contro di noi. Contro il nostro mondo.
È sempre la storia a ricordarci di chi stiamo parlando: figli e fratelli minori di chi nei lunghi anni della guerra fredda guardava al sol dell’avvenire di Mosca. Gente spazzata via dalla storia e che non conosce vergogna.
A proposito dell’ascoltare chi sa, perché guarda con i propri occhi e rischia in prima persona per tutti noi, ascoltate Andrea Nicastro, inviato del Corriere della Sera in Ucraina, nel podcast de La Ragione ‘Il ricatto di Putin’. Qui https://lnkd.in/diVRy_uY
di Fulvio Giuliani
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