Tra l’aumento del prezzo della benzina e il caro bollette è giusto riflettere sulle nostre ricadute economiche a causa della guerra. Altro, però, è perdere di vista ciò che sta accadendo in Ucraina.
Scrivevamo ieri della piccola battaglia quotidiana che è responsabilità di tuti noi, per difendere i valori e i principi dell’Occidente nel dibattito social sull’aggressione di Vladimir Putin all’Ucraina. Un dovere morale, lo abbiamo definito.
Allo stesso modo, ascoltando i timori della pubblica opinione via via più forti sui ‘costi’ della guerra – anche perché amplificati da una stampa non sempre attenta all’equilibrio, in nome dello share e delle copie – crediamo sia doveroso un appello alla realtà dei fatti. Alla capacità di analisi e anche alla sensibilità delle persone.
È giustissimo, ci mancherebbe, riflettere sul prezzo della benzina ormai stabilmente oltre i 2,20 € al litro, del gasolio ancora più caro, delle bollette che fanno paura alle famiglie e alle imprese. È sacrosanto ragionare sul ‘prezzo’ di una guerra che non potrà non riverberarsi anche su di noi, come abbiamo sottolineato sin dal primo giorno della scellerata aggressione del dittatore di Mosca.
Altro, però, è perdere di vista ciò che sta accadendo in Ucraina, rischiando di farne una macedonia senza senso con le nostre “sofferenze“.
Ieri sera, ho visto e ascoltato una persona sbraitare in televisione che “è il momento di occuparsi degli italiani e di parlare dei loro problemi“. Salvo aggiungere, esattamente come i razzisti che ricordano sempre di avere tanti amici gay e di colore, di non voler certo sminuire ciò che sta accadendo in guerra. Ecco, ricordiamoci che noi parliamo di ricadute economiche, di incidenza sulla nostra ripresa, di bollette, di come faremo la spesa.
In Ucraina si muore, muoiono bambini, donne, anziani, uomini non al fronte. Si bombarda indiscriminatamente, senza farsi il minimo scrupolo di sbriciolare ospedali, scuole, università, salvo poi accusare i bombardati di aver fatto finta. Magari anche di morire.
Cerchiamo di non perdere il senso della ragione, di non doverci vergognare fra qualche settimana delle parole dette per fare i fenomeni in Twitter o in Tv (anche se il senso di vergogna di certa gente di fatto è inesistente).
Ha fatto non bene, ma benissimo Mario Draghi a dare una bacchettata sulle mani a questi professori di quart’ordine che si sono messi a blaterare di ‘economia di guerra’ e scaffali vuoti nei supermercati. Il modo più ridicolo per prepararsi alle conseguenze vere e concrete con cui dovremo fare i conti. Da persone serie e preparate, non da buffoni insensibili.
Di Fulvio Giuliani
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