
Guccini e “Così eravamo”
L’ultima opera di Francesco Guccini, “Così eravamo”, è una raccolta di cinque racconti che apre una finestra su un tempo passato, su un mondo spazzato via dal progresso e dai cambiamenti della storia.
Guccini e “Così eravamo”
L’ultima opera di Francesco Guccini, “Così eravamo”, è una raccolta di cinque racconti che apre una finestra su un tempo passato, su un mondo spazzato via dal progresso e dai cambiamenti della storia.
Guccini e “Così eravamo”
L’ultima opera di Francesco Guccini, “Così eravamo”, è una raccolta di cinque racconti che apre una finestra su un tempo passato, su un mondo spazzato via dal progresso e dai cambiamenti della storia.
L’ultima opera di Francesco Guccini, “Così eravamo”, è una raccolta di cinque racconti che apre una finestra su un tempo passato, su un mondo spazzato via dal progresso e dai cambiamenti della storia.
Quando si pensa a Francesco Guccini viene naturale associarlo subito alla sua musica e all’impronta indelebile che ha lasciato nella storia del cantautorato italiano. Eppure, da anni, il Maestrone è anche un affermato scrittore, con uno stile unico e riconoscibile. La sua ultima opera, “Così eravamo”, è una raccolta di cinque racconti che apre una finestra su un tempo passato, su un mondo spazzato via dal progresso e dai cambiamenti della storia. Cinque istantanee di vite vissute fra giovinezza e dopoguerra, fra l’Appennino e Modena, in un intreccio di nostalgia e ironia: il compagno di scuola scomparso troppo presto, il giovane cronista affamato di futuro, la notte di un pittore e un redattore in cerca di emozioni, l’orchestrale di balera (oggi quasi del tutto estinte) tempestato di domande da un giornalista insistente, il sottotenente ignaro di un disastro sfiorato.
Piccole storie che, sullo sfondo della grande Storia e attraverso una scrittura capace di dare profondità e poesia agli oggetti più comuni e agli episodi più ordinari, restituiscono un’epoca in cui forse tutto sembrava più semplice. Non è un caso che “Così eravamo” sia stato definito una sorta di “Spoon River“ in prosa: ogni racconto porta il segno della memoria e dello sguardo di Guccini, delle sue terre e della sua giovinezza. E se la malinconia (così come i dubbi) è inevitabile, alla fine nelle parole dello stesso Guccini rimane una certezza: «Meglio esserci stati, meglio avere visto e vissuto».
di Federico Arduini
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