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Doonesbury

Doonesbury, il fumetto invaso da Trump

Nel 2018 Garretson Beekman Trudeau detto Garry, l’ideatore della striscia “Doonesbury”, confessò a un giornalista di “Rolling Stone” che il pensiero del presidente Donald Trump era divenuto in qualche modo un’ossessione

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Doonesbury, il fumetto invaso da Trump

Nel 2018 Garretson Beekman Trudeau detto Garry, l’ideatore della striscia “Doonesbury”, confessò a un giornalista di “Rolling Stone” che il pensiero del presidente Donald Trump era divenuto in qualche modo un’ossessione

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Doonesbury, il fumetto invaso da Trump

Nel 2018 Garretson Beekman Trudeau detto Garry, l’ideatore della striscia “Doonesbury”, confessò a un giornalista di “Rolling Stone” che il pensiero del presidente Donald Trump era divenuto in qualche modo un’ossessione

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Nel 2018 Garretson Beekman Trudeau detto Garry, l’ideatore della striscia “Doonesbury”, confessò a un giornalista di “Rolling Stone” che il pensiero del presidente Donald Trump era divenuto in qualche modo un’ossessione

Nel 2018 Garretson Beekman Trudeau detto Garry, l’ideatore della striscia “Doonesbury”, confessò a un giornalista di “Rolling Stone” che il pensiero del presidente Donald Trump era divenuto in qualche modo un’ossessione. Anche se il tycoon era entrato ufficialmente nel novero dei personaggi del fumetto di Trudeau, si manifestava anche quando non era disegnato. «Negli ultimi due anni è stato il sottotesto in quasi tutte le storie» fu l’ammissione. Attirando sulle sue politiche e sui suoi tic i commenti sardonici dei protagonisti che osservano le loro vite subire l’influsso dei deliri della Casa Bianca.

Lo stesso scenario che si ripete oggi, sette anni dopo, con il movimento Maga al potere a Washington. Una realtà più incredibile di qualsiasi storia inventata. Dove un presidente bullo e farfugliatore si crede unto da un mandato quasi divino per riportare gli Stati Uniti ai suoi fasti. Il capo della nazione più ricca e con la crescita economica più robusta del mondo che accusa i suoi alleati di star rubando la prosperità statunitense. È davvero impossibile immaginare un personaggio più grottesco. E non che Trudeau – nessuna parentela col primo ministro del Canada – non ne abbia visti, di presidenti.

Dalla sua prima pubblicazione il 26 ottobre 1970 sulle pagine del “Yale Daily News”, il giornale studentesco dell’Università di Yale, “Doonesbury” ha ospitato dozzine di politici statunitensi. Ronald Reagan è ritratto come un personaggio televisivo alla Max Headroom. Bush padre come una voce senza corpo. Bill Clinton come un waffle parlante. David Ernest Duke (neonazista e membro del Ku Klux Klan) come una svastica senziente. Bush figlio come un elmo da legionario romano via via sempre più consunto. E Arnold Schwarzenegger con delle manone per via delle molestie di cui era stato accusato.

Tuttavia in “Doonesbury” Trump è semplicemente Trump, rappresentato com’è realmente. Riporto biondo, abbronzatura cheap, cravatte rosse, cappello Maga e bocca a deretano di gallina pronta a lanciare insulti. Una striscia ad esempio non fa altro che elencare i modi in cui il presidente offende i suoi nemici. Sotto forma di lezione a due ragazzi che litigano in mensa. Altre volte riporta fedelmente i suoi discorsi in cui il magnate si autodefinisce «genio». O «persona dotata col più alto quoziente intellettivo». Oppure quando dice addirittura che sua figlia è tanto bella che se non fosse suo padre – forse – le chiederebbe di uscire.

Insomma è stata la realtà a donare a “Doonesbury” uno dei suoi personaggi più satirici, andando oltre la già prolifica immaginazione del suo creatore. Nato come uno spaccato ironico della vita universitaria, già dai suoi primi anni il fumetto di Trudeau si era specializzato negli effetti della politica sulla cosiddetta persona comune. I suoi personaggi, come il protagonista Mike Doonesbury (dal cognome parlante, ovvero “Chi non ha paura di apparire stupido”), sono spesso e volentieri pretesti per commentare la realtà che li circonda. Una battuta, uno sguardo cinico sulle miserie della contemporaneità lanciato dagli occhi a mezzaluna divisi da un naso a becco che sono tipici del linguaggio grafico del disegnatore. Un piglio sferzante che negli anni ha garantito la pubblicazione della striscia in più di 1.400 giornali in tutto il mondo.

Ormai però ogni commento ironico è quasi superfluo e Trump ha conquistato “Doonesbury” proprio come la Casa Bianca. Se ne lamenta persino l’autore: «Negli Stati Uniti stiamo soffrendo della ‘sindrome da Trump’. Lui consuma così tanto ossigeno che i nostri cervelli si ritrovano esauriti… È come avere un grosso trombone installato nella testa, sempre pronto a soffiare». E come Trudeau ormai tutto il mondo si dovrà fare l’orecchio a questo goffo ma continuo rumore.

di Camillo Bosco

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