A 125 anni dalla nascita di Eduardo De Filippo
Sono passati 125 anni dalla nascita di Eduardo De Filippo, una delle personalità più complesse e affascinanti della cultura italiana del Novecento

A 125 anni dalla nascita di Eduardo De Filippo
Sono passati 125 anni dalla nascita di Eduardo De Filippo, una delle personalità più complesse e affascinanti della cultura italiana del Novecento
A 125 anni dalla nascita di Eduardo De Filippo
Sono passati 125 anni dalla nascita di Eduardo De Filippo, una delle personalità più complesse e affascinanti della cultura italiana del Novecento
Sono passati 125 anni dalla nascita di Eduardo De Filippo, una delle personalità più complesse e affascinanti della cultura italiana del Novecento. Autore, attore, regista, poeta, intellettuale dal rigore assoluto, Eduardo ha saputo trasformare il teatro dialettale in un linguaggio universale, capace di raccontare non solo Napoli, ma l’animo umano nella sua interezza.
Nato nel 1900 da una relazione extraconiugale tra Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, Eduardo calca il palcoscenico già a quattro anni. Dopo una lunga gavetta, nel 1931 fonda con i fratelli Titina e Peppino la Compagnia del Teatro Umoristico “I De Filippo”. È l’inizio di un percorso teatrale innovativo che affonda le radici nella tradizione partenopea, ma si emancipa da essa per parlare a un pubblico nazionale e internazionale, figlio dell’influenza di Pirandello ma aperto a nuovi linguaggi.
Con commedie come “Natale in casa Cupiello”, “Non ti pago”, “Napoli milionaria!”, “Questi fantasmi!” e “Filumena Marturano”, Eduardo impone un nuovo modo di intendere il teatro: non più semplice intrattenimento, ma strumento di riflessione, lente attraverso cui leggere le trasformazioni di una società in bilico tra miseria, speranza e disincanto. Al punto che nel dopoguerra, quando l’Italia cambia, il teatro di Eduardo cambia con essa, contaminandosi con il Neorealismo e con un linguaggio più disilluso.
Nascono così capolavori come “Il sindaco del Rione Sanità”, “Le voci di dentro” e “Gli esami non finiscono mai”, in cui l’umorismo si fa più cupo e la denuncia più diretta, con personaggi che si muovono tra crisi morali, degrado urbano e alienazione. Eduardo diventa così non soltanto interprete del suo tempo, ma profeta di una società in trasformazione, anticipandone tensioni e disillusioni.
Un ruolo fondamentale nella diffusione della sua opera lo gioca la televisione. Negli anni Sessanta la Rai produce un ciclo di commedie (reperibile tuttora su RaiPlay) che entra nelle case di milioni di italiani. Con i suoi gesti minimi, i silenzi densi di significato, la voce rotta e riflessiva, Eduardo diventa un volto familiare e una presenza rassicurante. Il suo modo di recitare – così naturale da sembrare non recitato – spezza la barriera tra finzione e realtà, portando lo spettatore dentro la storia, come testimone e partecipe. Perché Eduardo non interpretava semplicemente i suoi testi: li viveva. E li rendeva vivi.
Gli ultimi anni della sua vita sono segnati da dolori personali ma anche da prestigiosi riconoscimenti. Nel 1977 riceve la laurea honoris causa dall’Università di Birmingham e quattro anni dopo viene nominato senatore a vita da Sandro Pertini, a riconoscimento del suo contributo culturale, sociale e civile. Non è un caso che tre anni dopo la sua morte – avvenuta nel 1984 – gli venga intitolata una legge regionale per il recupero dei minori a rischio (tematica a lui cara).
A distanza di 125 anni dalla sua nascita, registi e attori contemporanei tornano su quei testi senza tempo scoprendone sempre nuove sfumature, nuove verità. Eduardo ha raccontato l’Italia, popolare e dolente, toccando il cuore di chiunque e ovunque, con un teatro fatto di uomini e donne veri, di illusioni e disillusioni. Nel mondo di oggi, confuso e accelerato, il suo sguardo lento e pensoso, il suo sopracciglio ironico e interrogativo, ci invitano ancora a fermarci e a riflettere. Per cercare un senso più profondo al nostro presente. E provare a comprendere come sarà il nostro domani.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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