Sembra quasi offensivo parlare di casa in un momento in cui milioni di rifugiati la perdono, ma è inevitabile, proprio in questi tempi di ristrettezze economiche, riflettere su una situazione da anni ingestibile e oggi più che mai fuori controllo: il mercato immobiliare milanese. La pandemia sembrava aver messo un freno alla crescita spropositata dei prezzi degli affitti, senza un lavoro e l’università poche cose ti tengono a Milano – affermano i più – ma il rientro alla cosiddetta normalità ha ribadito una verità massacrante, e cioè che la città meneghina offre opportunità e, pur cedendole a chiunque abbia un po’ di buona volontà, non fa sconti a nessuno. Secondo uno studio di Immobiliare.it Insights, a partire da settembre 2021 fino a febbraio 2022, la domanda per i trilocali è arrivata a sfiorare il 50% in più rispetto al semestre precedente, con un’offerta però ridotta di quasi il 40%. Questo significa che l’ennesimo aumento di richiesta ha portato nuovamente ad un aumento dei prezzi, con una nuova fiammata del 6,2% in più in un semestre.  Nello specifico, per affittare un appartamento in una zona come NoLo (North of Loreto), decisamente non a prova di criminalità ma particolarmente servita e in posizione ottimale, occorrono minimo 933 euro, con una domanda più che raddoppiata che vede un balzo del 117,6% in sei mesi.  Se si parla invece di vivere da signori, senza compromessi alcuni, come fare bene attenzione a dove si parcheggia l’auto la sera, si potrà affittare un appartamento trilocale tra l’Arco della Pace, l’Arena e Pagano con in media 2.056 euro al mese. Per comprendere però quanto difficoltoso sia sostenere i costi anche solo di un appartamento in periferia, si può fare un giro sui diversi gruppi di ricerca che intasano i social, dove migliaia di studenti e lavoratori si scambiano foto di stanze in condizioni discutibili a prezzi esorbitanti (almeno 500 euro per una stanza singola e 350 per una stanza doppia), in condivisione con almeno due o tre persone, per potersi permettere anche solo un letto e una scrivania nella splendida città del nord. Gli stipendi però, soprattutto tra i giovani lavoratori, non vengono lontanamente adeguati. Tra contratti di apprendistato, paghe minime, pochissimi (o inesistenti) benefits, viene davvero da domandarsi se quella casa al mare dove si ha lavorato in smart working l’estate scorsa sia libera, o se l’orto della nonna necessiti di nuove leve. Nel frattempo fioccano i bonus prima casa, ma in pochi rientrano nei requisiti richiesti dovendo avere quasi due anni di lavoro consecutivi (che in periodo covid sembra quasi un paradosso) oppure un reddito decisamente ridotto (impossibile da confermare se si vive ancora con i propri genitori). Se si osserva la situazione in corso in Ucraina poi, che ci mostra scenari di guerra così vicini a casa, la fiducia nel futuro di questi tempi diventa un miraggio. Dopo il boom dello scorso anno (+34% dati Nomisma relativi a 13 realtà italiane), il mercato delle compravendite potrebbe subire una frenata anche a causa dell’incertezza economica legata al conflitto russo-ucraino. L’enorme precarietà, l’ondeggiamento economico del periodo attuale, l’incertezza nell’avvenire, contribuiscono a rendere la ricerca di un’abitazione soprattutto tra i giovani una vera e propria sfida, costantemente costretti a rivedere le proprie priorità. D’altronde casa è dove il tuo cuore si trova, speriamo solo prima o poi trovi una sede. di Elena Bellanova