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Paradosso ultra 90enni, più immuni al Covid, centenari quadruplicati in 20 anni

8 Aprile 2022

Roma, 8 apr. (Adnkronos Salute) – L’età media della popolazione italiana cresce tra l’inizio del 2021 e l’inizio del 2022, da 45,9 a 46,2 anni. Lo rende noto l’Istat nel suo report sugli indicatori demografici spiegando che “in relazione al permanente regime di bassa fecondità, nonché al fatto che si vive sempre più a lungo, la struttura della popolazione prosegue il suo progressivo scivolamento verso le età senili, anche in una fase storica come quella corrente, caratterizzata dalla presenza di una pandemia con pesanti ricadute letali per la sopravvivenza della popolazione anziana”.

La popolazione ultrasessantacinquenne, 14 milioni 46mila individui a inizio 2022 in base alle stime (+105 mila), costituisce il 23,8% della popolazione totale contro il 23,5% dell’anno precedente. Viceversa, risultano in diminuzione tanto gli individui in età attiva quanto i più giovani: i 15-64enni (-198mila) scendono dal 63,6% mentre i ragazzi fino a 14 anni (-160mila) passano dal 12,9% al 12,7% del totale. Il numero di ultracentenari (100 anni di età e più) raggiunge nel 2022 il suo più alto livello, oltrepassando la soglia delle 20mila persone.

In nessuna regione – dettaglia l’Istat – neanche in quelle a maggior impatto pandemico, la super-mortalità del 2021 determina una momentanea riduzione del processo di invecchiamento. Al Nord e al Centro le popolazioni ultrasessantacinquenni, che rispettivamente crescono dal 24,1% al 24,3% e dal 24,2% al 24,5%, registrano una variazione relativa più contenuta di quella del Mezzogiorno, per quanto quest’ultima area del Paese resti mediamente più giovane sotto il profilo dell’età (dal 22,3% al 22,7%).

La pandemia può, dunque, avere al massimo rallentato l’invecchiamento della popolazione, senza la quale certamente oggi saremmo in presenza di una popolazione ancora più anziana di come effettivamente risulta. A tal riguardo, uno tra gli aspetti più interessanti è costituito dalla variegata evoluzione della popolazione anziana, tra l’era pre e post Covid-19, nel momento in cui la si analizza per singole fasce di età. Diversamente da quanto si possa ritenere sul piano logico, i margini di crescita più importanti si rilevano tra la popolazione di 90 anni e più e di 100 anni e più, come se questi individui, ritenuti soggetti fragili e pertanto a grosso rischio di complicanze dopo un contagio, possedessero una maggiore immunità al Covid-19. O anche, cosa da non sottovalutare, il fatto che tali soggetti siano stati tra i primi ad essere stati vaccinati può aver rappresentato per loro un sicuro ombrello protettivo.

Sta di fatto che il numero di ultracentenari (100 anni di età e più) raggiunge nel 2022 il suo più alto livello, oltrepassando la soglia dei 20mila. Superato il quinquennio 2015-2019, dove si assiste a un temporaneo declino per via dell’ingresso tra gli ultracentenari delle più esigue coorti nate tra lo scoppio del primo conflitto bellico e l’avvio della pandemia da influenza spagnola, negli anni successivi la crescita dimensionale viene agevolata dall’ingresso di coorti assai più numerose in origine.

Non solo, quindi, il numero di ultracentenari risulta quadruplicato nell’arco di appena 20 anni (erano poco più di 5mila nel 2002) ma, considerando quanto accaduto soltanto negli ultimi 3 anni, la loro crescita va assumendo le sembianze di un’evoluzione a carattere esponenziale (+43%). Questa specifica componente della popolazione sta peraltro facendo registrare incrementi non riscontrati tra nessun’altra fascia di popolazione. Ad esempio, tra i 65-79enni la crescita rilevata tra il 2019 e il 2022 è appena dell’1,5%, mentre tra gli 80-89enni si arriva al 4,3%. Più significativo è l’aumento riscontrato tra i 90-99enni, pari al 7,4%, il che porta a ritenere probabile che negli anni a venire la crescita della popolazione ultracentenaria possa continuare a risultare molto sostenuta.

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