Mariupol, storia di una città che non c’è più
I soldati ucraini evacuati della fortezza di Azovstal ci portano alla mente la storia di Mariupol, figlia di un’altra guerra di Mosca: quella contro il Khanato di Crimea.
Mariupol, storia di una città che non c’è più
I soldati ucraini evacuati della fortezza di Azovstal ci portano alla mente la storia di Mariupol, figlia di un’altra guerra di Mosca: quella contro il Khanato di Crimea.
Mariupol, storia di una città che non c’è più
I soldati ucraini evacuati della fortezza di Azovstal ci portano alla mente la storia di Mariupol, figlia di un’altra guerra di Mosca: quella contro il Khanato di Crimea.
I soldati ucraini evacuati della fortezza di Azovstal ci portano alla mente la storia di Mariupol, figlia di un’altra guerra di Mosca: quella contro il Khanato di Crimea.
Mariupol è una città che conosce la guerra sin dal fatidico 2014 in cui la Russia decise di levarsi i guanti e riprendere il controllo dell’Ucraina con ogni mezzo necessario. Quell’anno rischiò già di cadere sotto la dittatura militare della cosiddetta Repubblica del popolo di Donetsk ma unità come Azov, al tempo ancora battaglione di volontari mossi da oggettive pulsioni nazionalsocialiste, riuscirono a strapparla dal controllo dei ruscisti (fascisti russi). Allo scoppio delle ultime ostilità si è trovata quindi immediatamente nel mirino delle truppe “Z” che, a differenza di quanto accaduto sul resto del fronte del Donbass, sono riuscite in breve tempo a travolgere la linea di contatto. Complice la rotta delle forze armate di Kyiv stanziate a Sud, la città si è trovata quindi subito sotto assedio. Il 3 marzo le truppe del generale Dvornikov ne hanno completato l’accerchiamento, congiuntamente alla flotta russa del Mar Nero che ne ha bloccato il vasto porto situato nella propaggine settentrionale del Mar d’Azov.
La città ha una storia molto particolare ed è figlia di un’altra guerra di Mosca: quella contro il Khanato di Crimea, Stato vassallo dell’Impero ottomano. Il governo tribal-militarista del Khanato era una sorta di sintesi turcica tra il sultanato ottomano e l’Orda d’Oro, impero mongolico che occupò per secoli le terre dell’odierna Russia. In Crimea governavano quindi i tatari (presenti anche ai giorni nostri, ma come minoranza), che lì erano maggioranza demografica e culturalmente egemoni, ma non per questo la popolazione era esclusivamente di ascendenza turca. Vi abitavano comunità greche, armene, ebraiche e di molte altre etnie che trovavano nelle fessure tra i gruppi tribali uno spazio sicuro e l’agio per poter prosperare.
Questa particolare terra felice ebbe però la sfortuna di ritrovarsi tra due imperi in lotta per l’egemonia. Nel 1774 la zarina Caterina II ‘liberò’ infatti il Khanato dal vassallaggio ottomano facendolo occupare dalle sue truppe col pretesto della difesa dei cristiani ‘oppressi’ dal dominio mussulmano. Questi però vivevano così bene che, dopo vari inviti caduti nel vuoto, Mosca per ‘salvarli’ decise 4 anni dopo di deportarli con la forza. I cristiani che non erano fuggiti sulle montagne o che non si erano convertiti nottetempo all’Islam decisero a quel punto di stabilirsi poco più a Nord, fondando vicino al mare una città dedicata al culto della Vergine Maria. Nacque così Marienpol, la cui livrea raffigura non a caso una croce ortodossa che sormonta una luna crescente rovesciata, a simbolo della vittoria cristiana sul culto islamico.
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI “CRONACHE DI GUERRA”Da questi peculiari albori è nata una città industriale dove la posizione marittima e la vicinanza con le risorse carbonifere della regione del Donbass hanno dato un impulso formidabile alla creazione di un centro siderurgico internazionale, che fino a poco prima della guerra riforniva il mondo intero di leghe speciali. In quel cuore d’acciaio, rappresentato dalle distese chilometriche delle ciminiere di Azovstal, per più di due mesi hanno resistito contro ogni previsione i difensori ucraini. Ora pare sia in corso una progressiva evacuazione (a partire dai feriti) delle truppe ancora lì trincerate, frutto di una difficilissima mediazione tra le due parti in guerra.
Non è ancora invece chiara la sorte dei soldati rimasti in forze al reggimento Azov, alle guardie di confine e ai marine della 36esima brigata: nei prossimi giorni sapremo se il criminale Putin, dopo aver distrutto una città secolare, rispetterà almeno gli accordi presi con gli ucraini sullo scambio di prigionieri.
di Camillo BoscoLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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