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Le ragioni dell'inflazione in Italia

Comprendere le ragioni dell’inflazione in Italia per evitare un uragano

L’inflazione è un tema globale, che coinvolge l’Italia come il resto del mondo. Comprenderne le ragioni e analizzare i prossimi appuntamenti del 2022 è l’unica via per per evitare l’uragano che si staglia all’orizzonte.
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Comprendere le ragioni dell’inflazione in Italia per evitare un uragano

L’inflazione è un tema globale, che coinvolge l’Italia come il resto del mondo. Comprenderne le ragioni e analizzare i prossimi appuntamenti del 2022 è l’unica via per per evitare l’uragano che si staglia all’orizzonte.
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Comprendere le ragioni dell’inflazione in Italia per evitare un uragano

L’inflazione è un tema globale, che coinvolge l’Italia come il resto del mondo. Comprenderne le ragioni e analizzare i prossimi appuntamenti del 2022 è l’unica via per per evitare l’uragano che si staglia all’orizzonte.
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L’inflazione è un tema globale, che coinvolge l’Italia come il resto del mondo. Comprenderne le ragioni e analizzare i prossimi appuntamenti del 2022 è l’unica via per per evitare l’uragano che si staglia all’orizzonte.
L’inflazione morde a livelli che l’Italia aveva dimenticato dalla fine degli anni Ottanta. In Germania ha riacutizzato antichi terrori. Non semplici timori, perché a Berlino inflazione farà sempre rima con lo sfacelo della Repubblica di Weimar, che contribuì ad alimentare l’ascesa dell’incubo nazista. Riferimenti storici a parte, la corsa del costo della vita è un tema globale, sia pur con cause diverse. Negli Stati Uniti il boom dei prezzi è generato dal loop prezzi-salari, spinto da un mercato del lavoro molto forte e attivo. In Europa l’inflazione è legata alla corsa dei prezzi delle materie prime, che ha subito un boost con la guerra di aggressione russa all’Ucraina. Fenomeno legato anche a cause esterne a eventi bellici, come il collasso logistico in Cina. Dall’inflazione, dunque, si deve partire per provare ad analizzare l’uragano che si staglia all’orizzonte e capire come evitarlo. La corsa dei prezzi detta le mosse alle banche centrali, con un progressivo rialzo dei tassi di interesse, già cominciato a buon ritmo negli Usa e atteso nel secondo semestre 2022 anche nell’area dell’euro. La Banca centrale europea lo ha annunciato, manca solo il momento in cui si decreterà la fine dei soldi a costo zero. Nessuna sorpresa, nessuna possibilità da parte di governi (qualcuno invero accusava la Bce di non aver ancora alzato i tassi…), politici e corpi intermedi di lamentarsi per quanto i banchieri centrali dovranno fare per difendere la stabilità monetaria ed evitare che l’uragano spazzi via il potere d’acquisto dei cittadini. A proposito, in Italia è tornato di gran moda il dibattito su quanto si guadagni poco, rispetto ad altri Paesi. Il grafico che mostra la flessione media dei nostri stipendi negli ultimi trent’anni – mentre in Europa sono cresciuti – è un must social, un comodo appiglio a chi cerca conferme del declino italiano. Peccato che la soluzione proposta, aumentare i salari tout court (senza riflettere sulla qualità del lavoro e del perché lo si paghi poco in questo benedetto Paese), sia la scorciatoia perfetta per innescare proprio quel circolo vizioso prezzi-salari di cui abbiamo scritto e che non a caso il governatore della Banca d’Italia Visco ha indicato come un enorme rischio. All’uragano non si sfugge mettendo la testa sotto la sabbia, facendo finta che il patto di stabilità sia morto e sepolto, ma confrontandosi su quale dovrà essere la posizione dell’Italia quando l’Ue sarà chiamata a riattivare (adattandolo alle mutate circostanze) il patto e il controllo dei conti. Far finta di poter risolvere tutto con uno scostamento di bilancio a trimestre – nuovo debito sulle spalle dei pochi che lavorano e producono – è la più scontata, pericolosa e cinica delle armi elettorali. Altro che evitare l’uragano, significa tuffarvisi con allegra incoscienza. La seconda parte del 2022 sarà cruciale: gli Stati Uniti corrono verso le elezioni di Mid Term e non a caso il capo della Casa Bianca Joe Biden ha voluto incontrare martedì il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, quasi a voler scorgere le strategie che il banchiere centrale adotterà nei prossimi mesi. Più di questo, del resto, il presidente non può fare: l’indipendenza assoluta della Fed (come della Bce, grazie al cielo) è una delle garanzie di tenuta del sistema economico globale. In Cina si stanno rivedendo i limiti imposti ai colossi tech che avevano depresso l’economia, insieme alla folle politica “zero Covid”. Sarà pure una dittatura, ma a novembre Xi Jinping è atteso dal congresso del partito e anche lì non si scherza con le correnti. Dell’Unione si è scritto e l’Italia si avvicinerà alle elezioni politiche. Un sistema maturo parlerebbe il linguaggio della verità ai cittadini ed eviterebbe come la peste balle di comodo e tentazioni populiste. Altrimenti, fra inflazione, risalita dei tassi, Pil depresso dalla guerra, il ritorno della sfiducia dei mercati sul debito italiano e la protezione ormai ridotta della Bce, l’uragano lo affronteremmo con un ombrellino fra le mani.   di Fulvio Giuliani

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