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La speranza di Halina dl ritorno dalla guerra di Alexander

Halina e Alexander, aggrapparsi ad un barlume di speranza

Halina Kior è scappata dall’Ucraina grazie ai corridoi umanitari e si trova in Italia. Non smette mai di sperare che il suo Alexander, sceso in campo per la patria, sia ancora vivo. Non ha sue notizie, però, dal 9 marzo.
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Halina e Alexander, aggrapparsi ad un barlume di speranza

Halina Kior è scappata dall’Ucraina grazie ai corridoi umanitari e si trova in Italia. Non smette mai di sperare che il suo Alexander, sceso in campo per la patria, sia ancora vivo. Non ha sue notizie, però, dal 9 marzo.
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Halina e Alexander, aggrapparsi ad un barlume di speranza

Halina Kior è scappata dall’Ucraina grazie ai corridoi umanitari e si trova in Italia. Non smette mai di sperare che il suo Alexander, sceso in campo per la patria, sia ancora vivo. Non ha sue notizie, però, dal 9 marzo.
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Halina Kior è scappata dall’Ucraina grazie ai corridoi umanitari e si trova in Italia. Non smette mai di sperare che il suo Alexander, sceso in campo per la patria, sia ancora vivo. Non ha sue notizie, però, dal 9 marzo.
Halina Kior non sa dove si trovi Alexander. Non ha sue notizie da tre mesi. Non sa se sia mai riuscito a tagliare il traguardo dei 43 anni. Il suo compleanno cade infatti ad aprile ma dal 9 marzo non ha più sue notizie. Si sarebbero dovuti sposare quest’estate. «Mi dicono che sia morto, poi invece che sia vivo ma ferito» racconta tra le lacrime. «Non so dove stia la verità, spero solo che sia stato fatto prigioniero dai russi e che per questo non riesca a mettersi in contatto con me. Chissà, magari anche lui era nascosto sotto le acciaierie Azovstal».

Le notizie che arrivano però da Mariupol, dove Halina gestiva un negozio di estetica assieme alla sorella, non sono buone; proprio l’altro giorno in un supermercato della città è stata individuata una montagna di cadaveri che i russi avevano ammassato in un maldestro tentativo di nasconderli. Ma certi odori non tradiscono, soprattutto ora che anche lì le temperature si stanno alzando.

Halina spera che tra quei corpi non ci sia il suo Alexander. «Ero abituata ai suoi silenzi – singhiozza – ma mai così lunghi. È dal 2014, da quando sono cominciati i primi scontri nel Donbass, che combatte tra le fila del battaglione Azov. Ha deciso di mollare tutto e dedicare la sua vita in difesa della patria. Io ero contraria perché sapevo dei rischi a cui andava incontro ma lui mi diceva “Se non io, chi deve andare?”. Fino a oggi però è sempre tornato, anche dai luoghi più complicati e pericolosi».

La donna non sa esattamente dove si trovasse l’ultima volta che ha sentito il compagno perché, per motivi di sicurezza, ai militari viene impedito di rivelare la propria posizione. «Per questo – sospira – io ci spero ancora, anche se è dura».

Halina oggi si trova in Italia, dove è arrivata con il nipotino e la sorella grazie ai corridoi umanitari. La casa di quest’ultima è stata sventrata da una bomba. La sua, invece, non sa se sia ancora in piedi: «Ho provato anche a vedere con Google Earth ma non si riesce a capire e a dire il vero nemmeno voglio saperlo» puntualizza. A volte non sapere è persino meglio, perché permette di aggrapparti a quell’ultimo barlume di speranza che ti fa credere che un miracolo sia ancora possibile.

Del resto non si può non ricercare qualcosa di divino quando, in poco più di 90 giorni, ti strappano via passato e futuro e ti resta solo un presente fatto di tormenti. Troppo, per chiunque. Halina ha 40 anni e stava per coronare il sogno di una vita: sposare l’uomo che ama da quasi dieci e che non sa se rivedrà mai più. Di lui le restano solo delle foto sul cellulare. Tutto il resto potrebbe essere stato spazzato via per sempre.

  di Ilaria Cuzzolin

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