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Il declino di Boris Johnson

Johnson, altro leader lanciato verso il nulla

L’imminente declino di Boris Johnson è un fenomeno trasversale, non solo britannico: espressione di una certa politica populista condannata a spegnersi nel giro di poco tempo.
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Johnson, altro leader lanciato verso il nulla

L’imminente declino di Boris Johnson è un fenomeno trasversale, non solo britannico: espressione di una certa politica populista condannata a spegnersi nel giro di poco tempo.
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Johnson, altro leader lanciato verso il nulla

L’imminente declino di Boris Johnson è un fenomeno trasversale, non solo britannico: espressione di una certa politica populista condannata a spegnersi nel giro di poco tempo.
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L’imminente declino di Boris Johnson è un fenomeno trasversale, non solo britannico: espressione di una certa politica populista condannata a spegnersi nel giro di poco tempo.
La caduta prossima ventura di Boris Johnson, populista sfrenato, politico per tutte le stagioni, uomo coerente esclusivamente con l’ansia di piacere a quante più persone possibile fregandosene della parola data, degli impegni presi e della banale logica, è il manifesto di certa politica. Un fenomeno non solo britannico, non solo italiano, trasversale come pochi: fortune che esplodono e implodono nel breve volgere di qualche mese. Carriere politiche che si impennano a velocità forsennate per puntare dritto al nulla. Boris è stato abbandonato dall’opinione pubblica, prima ancora che dal suo partito, vigliaccamente – diciamolo pure – saltato sulle sue spoglie solo a delitto ormai avvenuto. Il Primo Ministro di Sua Maestà, alla fine della fiera, non verrà cacciato per la politica economica, per la maldestra gestione della Brexit (non certo peggiore di quella della precedente inquilina al numero 10 di Downing Street), per le spacconate e le accelerazioni fuori luogo nella crisi con la Russia, ma perché le persone hanno percepito come ipocrite proprio molte di quelle mosse che avrebbero dovuto rendere Johnson più “vicino“ agli elettori. Non gli perdonano peccati apparentemente minori, come i party a base alcolica quando il paese era in pieno lockdown. I cittadini che avevano mostrato di poter sopportare le ben più pesanti e tragicomiche giravolte nella gestione della pandemia, non transigono sulle festicciole mentre la gente non poteva andare al pub o mettere il naso fuori casa. I leader di oggi, a Londra come Roma, vogliono apparire “come noi” e finiscono per essere solo gente che va e che viene, lasciando in tutti un senso opprimente di incompiutezza. Pensate al dopo-Draghi in Italia: da mesi lanciamo l’allarme su La Ragione, ora scoprono la paura anche a Bruxelles. Tranquilli, nel cuore di Roma continueranno a far finta di nulla regalandoci altre giornate ridicole come quella di ieri.   di Fulvio Giuliani

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