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Cremlino contro giornalismo

Il Cremlino contro il giornalismo sgradito

Una guerra è fatta anche di spie e operazioni psicologiche per indebolire il nemico. Non stupisce pertanto che il Cremlino si muova contro il giornalismo scomodo
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Il Cremlino contro il giornalismo sgradito

Una guerra è fatta anche di spie e operazioni psicologiche per indebolire il nemico. Non stupisce pertanto che il Cremlino si muova contro il giornalismo scomodo
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Il Cremlino contro il giornalismo sgradito

Una guerra è fatta anche di spie e operazioni psicologiche per indebolire il nemico. Non stupisce pertanto che il Cremlino si muova contro il giornalismo scomodo
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Una guerra è fatta anche di spie e operazioni psicologiche per indebolire il nemico. Non stupisce pertanto che il Cremlino si muova contro il giornalismo scomodo

Una guerra è fatta anche di spie e operazioni psicologiche per indebolire il nemico e indurlo ad arrendersi senza combattere. Così, mentre il criminale Putin si appellava all’esercito ucraino per deporre i «nazisti tossicodipendenti del regime di Kyiv», nella capitale attaccata si decideva di andare dritti al sodo con un elenco di premi in denaro per qualsiasi soldato russo intenzionato a disertare portando in dote un equipaggiamento pesante. Veniva così diffuso un prezziario in cui il ‘semplice’ veicolo di trasporto truppe vale qualche decina di migliaia di dollari, un carro armato mezzo milione e un aereo militare un milione tondo tondo.

Finora l’unico caso noto alla stampa era quello del soldato russo Misha, che si era consegnato su un nuovissimo T-90A e che ora è probabile si stia godendo la sua ricompensa all’estero. Finora. Due giorni fa l’Fsb – il servizio segreto interno russo, diadoco del Kgb – ha infatti annunciato tramite i canali di propaganda televisiva di aver sventato un complotto ucraino per sottrarre aerei e piloti alle forze aerospaziali di Mosca. Non contento, ha persino aggiunto il dettaglio del coinvolgimento in tale piano (nei panni di mediatore e addirittura di basista) di un giornalista di “Bellingcat”, il bulgaro Christo Grozev. Quest’ultimo – che ha una lunga storia di attriti con l’Fsb, dato che più volte ne ha svelato piani e modalità operative – ha però subito smontato la balla russa, raccontando su Twitter la storia completa.

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È successo infatti che diversi piloti russi, venuti a sapere dei premi previsti per la diserzione, siano entrati in contatto con i responsabili dell’iniziativa: persone estranee alla burocrazia ucraina e che lo stesso Grozev ha conosciuto mentre indagava le disavventure di un gruppo di mercenari Wagner in Bielorussia. Data la natura eccezionale dell’operazione in corso, il giornalista ha convenuto con i giallazzurri di girare un documentario per testimoniare gli scambi con i possibili traditori moscoviti. Ben presto il tutto ha però assunto una piega sospetta. L’Fsb aveva infatti scoperto i potenziali disertori e stava cercando di volgere la situazione a proprio vantaggio, dopo averli costretti a fare il doppio gioco. I piloti hanno così cominciato a chiedere notizie sulle difese aeree ucraine e, in un caso, a reclamare non più l’estradizione della moglie bensì dell’amante (che una veloce ricerca Internet e un controllo sul passaporto hanno rivelato essere una personal trainer che arrotonda facendo la fidanzata in affitto per l’Fsb). Soprattutto, i servizi segreti russi hanno cercato di scoprire quali e quanti fossero i fiancheggiatori ucraini a Minsk, in Bielorussia, aspettando inutilmente per giorni che qualcuno abboccasse alla loro messinscena.

Una volta che gli agenti dell’Fsb hanno capito di essere stati scoperti – compito non difficile, se uno di loro pubblicava addirittura su Instagram le foto dell’auto nuova sullo sfondo dei campi militari d’aviazione – hanno deciso di salvare il salvabile cercando di dipingere un giornalista sgradito al pari di una spia stipendiata. Ma in questo modo, come al solito, i siloviki sono soltanto riusciti ad allungare il già cospicuo elenco dei loro grotteschi fallimenti.

di Camillo Bosco

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