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Madri che abbandonano

Nonostante in Italia sia consentito partorire in anonimato, sconvolgono i numeri degli abbandoni di bambini, più alti di quello che si immagina.
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Madri che abbandonano

Nonostante in Italia sia consentito partorire in anonimato, sconvolgono i numeri degli abbandoni di bambini, più alti di quello che si immagina.
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Madri che abbandonano

Nonostante in Italia sia consentito partorire in anonimato, sconvolgono i numeri degli abbandoni di bambini, più alti di quello che si immagina.
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Nonostante in Italia sia consentito partorire in anonimato, sconvolgono i numeri degli abbandoni di bambini, più alti di quello che si immagina.

Un fagottino lasciato a Monza davanti all’ospedale, una piccola vita che solo il passaggio di una infermiera ha messo al sicuro. Colpiscono sempre le notizie che riguardano bambini appena nati lasciati – nel migliore dei casi – davanti agli ospedali o in quelle che una volta erano le “ruote degli esposti” e oggi sono culle termiche realizzate proprio per consentire di tutelare quelle piccole vite di cui i genitori non vogliono prendersi cura.

Nonostante in Italia sia consentito partorire in anonimato, i numeri degli abbandoni sono più alti di quello che si immagina. L’ultimo dato ufficiale del 2012 (fonte la Società Italiana di Neonatologia) parla di 3mila neonati abbandonati ogni anno. Di questi solo 400 vengono lasciati in ospedale o presso strutture dove per quei piccoli vi è la certezza di essere accuditi da qualcuno. Molto più vasto e ben più drammatico è il “sommerso”, di cui si fa fatica a tenere traccia e conto. A colpire è anche il fatto che in oltre il 70% dei casi ad abbandonare il proprio piccolo siano mamme italiane, che invece dovrebbero essere ben consapevoli delle tutele di cui possono godere insieme al proprio figlio. Ancora, soltanto il 6% delle donne che abbandonano neonati sono minorenni. Un dato che sorprende, come il fatto che nel 61% dei casi si tratti di donne sposate.

Che siano figli concepiti al di fuori del matrimonio o gravidanze indesiderate, resta il fatto che il fenomeno esiste e resiste col passare dei decenni. Eppure ci sono reti di sostegno e tanto si è fatto per provare anche a intercettare il disagio di chi non sa come affrontare una gravidanza. Si può sempre migliorare, ma nulla come l’abbandono di un bimbo o una bimba appena nati ci colpisce, soprattutto nei casi in cui chi sceglie di non prendersi cura del proprio figlio mette anche a repentaglio la sua vita.

In ogni caso non si può certo attribuire alla società delle responsabilità che invece sono personali: ancora di più quando di mezzo ci sono dei minori. Per questo se la responsabile viene individuata può essere accusata di vari reati. Si va dall’abbandono di minore nel caso in cui il neonato non abbia riportato danni o ferite, fino anche al tentato omicidio se la sua vita è stata messa in pericolo. Diverso è proprio il caso in cui il piccolo venga lasciato in quelle “culle della vita”, dove può essere immediatamente soccorso e accudito. Perché si può decidere di non essere in grado di prendersene cura ma non per questo quella vita minuscola e indifesa deve correre il rischio di spegnersi.

 Di Annalisa Grandi

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