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Putin e la Regina Elisabetta

Se anche gli zetisti danno per spacciata l’Operazione Z

La disfatta di Charkìv pare abbia distrutto persino la sicumera dei russi più oltranzisti.
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Se anche gli zetisti danno per spacciata l’Operazione Z

La disfatta di Charkìv pare abbia distrutto persino la sicumera dei russi più oltranzisti.
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Se anche gli zetisti danno per spacciata l’Operazione Z

La disfatta di Charkìv pare abbia distrutto persino la sicumera dei russi più oltranzisti.
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La disfatta di Charkìv pare abbia distrutto persino la sicumera dei russi più oltranzisti.
«Non importa, sai, ci avevo judo» cantava Elio in “Tapparella”. Non può imitarlo il criminale Putin che, benché appassionatissimo della disciplina marziale nipponica che prescrive di usare la dimensione dell’avversario contro sé stesso – e il pensiero va subito alle figuracce belliche del Golia moscovita contro il Davide ucraino – si è vista revocata da tempo la presidenza onoraria della Federazione Mondiale Judo. Sanzione poco economica ma molto morale all’indomani della sua invasione illegale della Terra dei Girasoli. Rimasto quindi a corto di scuse per giustificare l’umiliante niet alla sua partecipazione al funerale di Elisabetta II, ha sguinzagliato i suoi turiferari prezzolati per vendicarsi del mancato invito. Questi, però, non hanno trovato di meglio che photoshoppare la defunta regina in un video dell’inizio del XX secolo che ritrae gentildonne intente a lanciare pezzi di cibo davanti a un gruppo di magri bimbi vietnamiti, con l’effetto di papere allo stagno che si contendono senza quartiere le briciole. Filmato d’altri, pazzeschi tempi che però non riguardava la sovrana e la cui alterazione testimonia invece come la propaganda zetista viva di pane e manipolazione, con buona pace dei tanti che in Italia ancora abboccano alle loro narrazioni patafisiche. Mentre all’estero qualche irriducibile ruscista resiste ancora alla realtà, pare tuttavia che la sconfitta di Charkìv abbia modificato l’atteggiamento psicologico delle Z truppen e dei loro sostenitori in Russia, che ormai non mancano di discutere dì per dì su come salvare il salvabile, ove e se sia possibile. Proprio su questo tema si è sviluppato in questi giorni un dibattito a tre fra seguitissimi nonché ammanicatissimi canali Telegram dello zoccolo zetista; lo veniamo a sapere grazie al meritorio progetto wartranslated.com del giovane estone Dmitri Masinski. Tutto è iniziato con un lungo messaggio di Rybar, che conta ben 800mila iscritti: «Per rispondere in pubblico a quello che molti mi chiedono in privato, a Chersòn e Zaporiggia non finirà come al Nord. La Russia ha speso dieci volte il denaro investito a Charkìv per integrarsi nel tessuto economico – precisa – e vi è un’amministrazione ideata per restare». Gli ha risposto però Voennyi Osvedomytel, forte di 450mila seguaci del suo canale “Reporter bellico”, smascherando invece le vergognose bugie del comando russo: «Colleghi [zetisti, ndr.] non è corretto basare le previsioni sulle caratteristiche civili dell’occupazione perché nessuno prevedeva di andarsene dai territori appena persi. Se si ripresenterà la minaccia di un accerchiamento, i nostri dovranno ritirarsi nuovamente, indipendentemente da quanti passaporti russi avrà ricevuto la popolazione». Al pratico realismo di Voennyi si è aggiunto infine il lapidario gestore del canale “Zona Grigia”, attestato sulla ragguardevole cifra di 311mila follower e legato all’ambiente dei mercenari Wagner: «Al momento non solo è impossibile qualsiasi nuova offensiva russa ma prevedo che l’intero fronte potrebbe collassare in autunno». L’Operazione Z è insomma ormai data per spacciata dagli stessi che negli scorsi mesi l’hanno sostenuta con genocida entusiasmo. Il vaso è però ormai rotto e nessuna colla potrà aiutare i siloviki a farsi riammettere come pari tra le nazioni civili. O alle lezioni di judo.   di Camillo Bosco  

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