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Vergogna e autolesionismo

Il tweet intemerato di Rula Jebreal contro Giorgia Meloni è indice di una catastrofica (per la sinistra) idea di sé e degli altri, di un’assoluta mancanza di empatia.
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Vergogna e autolesionismo

Il tweet intemerato di Rula Jebreal contro Giorgia Meloni è indice di una catastrofica (per la sinistra) idea di sé e degli altri, di un’assoluta mancanza di empatia.
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Vergogna e autolesionismo

Il tweet intemerato di Rula Jebreal contro Giorgia Meloni è indice di una catastrofica (per la sinistra) idea di sé e degli altri, di un’assoluta mancanza di empatia.
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Il tweet intemerato di Rula Jebreal contro Giorgia Meloni è indice di una catastrofica (per la sinistra) idea di sé e degli altri, di un’assoluta mancanza di empatia.
Commento “in ritardo“ l’intemerata della giornalista Rula Jebreal contro Giorgia Meloni. Anzi, contro il padre della leader di Fratelli d’Italia. In ritardo un po’ perché davanti alle miserie umane si fa sempre fatica, si prova pudore anche per chi non ne ha. È un po’ come quando in un film sai che un protagonista sta per compiere un’azione particolarmente indecorosa, a mettersi in condizioni insostenibili e ti vergogni per lui, per quanto tutto sia fiction. In questo caso, è pure tutto vero e oggi, a distanza di molte ore, si resta ancora più interdetti da tanta superficialità, inutile cinismo e insopprimibile ansia autolesionista. Perché la pasionaria giornalista, elevata agli altari per motivi noti solo a quella macchina autoreferenziale radical chic che è fra le matrici del disastro progressista in Italia, attaccando Giorgia Meloni per le presunte colpe del padre ha finito per scavare ancora di più l’abisso che divide le fortune del nuovo partito di maggioranza relativa con avversari sotto shock. Il suo comportamento, che un tempo sarebbe stato seppellito come semplicemente incivile e irrispettoso dei più banali principi di confronto democratico, è la cartina di tornasole di un’impotenza. Dell’incapacità di parlare una lingua comprensibile a quello che la sinistra chiamava “il popolo“. Lo scriviamo con profondo rammarico, perché un Paese moderno non vive senza un confronto leale e costruttivo fra uno schieramento conservatore e un’area progressista. Si intende entrambi degni di questi nomi e della capacità – fondamentale in democrazia – di riconoscere nell’avversario un competitor da battere sul piano delle idee e delle proposte, non della delegittimazione. Sappiamo come certi ego ipertrofici facciano fatica a guardare oltre il proprio ombelico, ma demonizzare l’avversario corrompe alle fondamenta il delicatissimo meccanismo dell’alternanza, alla base di qualsiasi Stato democratico e liberale. Dirà qualcuno: tutte queste critiche pen singolo tweet, per quanto sbagliato? Assolutamente sì, perché indice di una catastrofica (per la sinistra) idea di sé e degli altri, di un’assoluta mancanza di empatia. Presupposti ideali per trovarsi sempre più da soli nella torre d’avorio. Di Fulvio Giuliani

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