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Parole francesi in libertà

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Il presidente della Repubblica Mattarella e il premier Draghi frenano con un secco ‘no’ la vigilanza non richiesta della Francia di Macron. Un autogol clamoroso.
Macron Mattarella e Draghi

Parole francesi in libertà

Il presidente della Repubblica Mattarella e il premier Draghi frenano con un secco ‘no’ la vigilanza non richiesta della Francia di Macron. Un autogol clamoroso.
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Parole francesi in libertà

Il presidente della Repubblica Mattarella e il premier Draghi frenano con un secco ‘no’ la vigilanza non richiesta della Francia di Macron. Un autogol clamoroso.
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Hanno fatto benissimo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del consiglio Mario Draghi a porre un freno – secco e deciso – alle parole in libertà piovute da Parigi. Non se ne può più di questa condiscendenza francese nei confronti dell’Italia, in particolar modo in un passaggio di grande delicatezza politica e storica che imporrebbe il massimo della coesione europea. È insopportabile il continuo richiamo a qualsiasi forma di ‘tutela’ o ‘vigilanza’ sul nostro Paese, in conseguenza del risultato delle ultime elezioni politiche. Perché il pulpito da cui arrivano questi richiami espliciti o indiretti non è francamente dei più solidi, considerato che il presidente Macron (di cui oggi lodiamo sulla prima pagina de La Ragione la sua idea della comunità politica allargata in Europa) ha quasi perso le elezioni legislative con un avversario molto più a destra di Giorgia Meloni e decisamente più estremista, improponibile e pericoloso in politica estera rispetto alle ripetute dichiarazioni della leader di Fratelli d’Italia. È la Francia che ha avuto a un passo dell’Eliseo un’amica dichiarata del dittatore Vladimir Putin, direttamente finanziata del medesimo e i cui volantini di sostegno sono stati mandati precipitosamente al macero con l’inizio della guerra d’aggressione russa in Ucraina. Proviamo una grande amarezza nel constatare quanto non ci sia nulla di meglio di queste dichiarazioni scomposte, semplicistiche e fini a se stesse per rinfocolare la propaganda antieuropeista a Roma e Parigi. Un regalo gigantesco fatto ai sovranisti di casa loro e casa nostra, che poi è la casa comune europea. Un autogol clamoroso. Li vediamo già darsi di gomito i populisti di tutti i colori e latitudini, al rimbalzare delle dichiarazioni del ministro Laurence Boone, che secondo il migliore copione dei politici italiani ha poi fatto sapere di essere stata male interpretata, travisata, eccetera. Fosse la prima volta potremmo anche crederle, ma non siamo così intontiti da aver dimenticato le inqualificabili risatine di Sarkozy – proprio lui! – ai danni dell’Italia ai tempi del governo Berlusconi e i suoi tentativi di porci sotto tutela internazionale. Come gli atteggiamenti predatori delle aziende francesi in Italia. Particolarmente insopportabili quando un’acquisizione non è determinata dalle regole del libero mercato, ma da accordi politici e diviene terreno ideale per camerieri e lecchini del capo di turno. Torneremo a parlarne proprio perché noi nell’Europa ci crediamo davvero e crediamo altresì che certi atteggiamenti mentali e comportamenti nel quotidiano minino proprio l’idea di un destino comune.   di Fulvio Giuliani

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