Pa, Zangrillo: ‘Dirigenti pubblici e privati uguali, merito cruciale’
Roma, 15 nov. (Adnkronos) – “Dobbiamo smetterla di distinguere il dirigente pubblico dal dirigente privato, i dirigenti sono tutti uguali e noi dobbiamo essere capaci di dare al dirigente gli strumenti per svolgere il suo lavoro, quindi, innanzitutto dobbiamo renderli consapevoli delle responsabilità che hanno e poi valorizzare il merito: è un con concetto fondamentale su cui mi batterò moltissimo perché io penso che sia cruciale per la crescita del nostro paese”. E’ quanto ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione a proposito della dirigenza pubblica Paolo Zangrillo arrivando all’assemblea della Cida.
“Il ruolo del dirigente è fondamentale, – ha aggiunto il ministro – non è solo un gestore di risorse economiche ma soprattutto di risorse umane, la vera ricchezza nel nostro Paese sta nelle persone, il dirigente ha questa responsabilità: di stare nell’organizzazione e garantire la crescita e lo sviluppo del capitale umano”.
“E’ il tempo della responsabilità e lo dico a me stesso, -ha aggiunto -che nella guida del Dicastero della Pa ho piena coscienza di quanto un sistema burocratico efficiente e performante, riconosciuto come tale dagli utenti, sia un volano essenziale e irrinunciabile per sostenere il percorso di rilancio del nostro Paese”. “Per fare questo, per fare in modo che la pubblica amministrazione venga vissuta dai cittadini, dalle imprese e dagli stessi dipendenti pubblici come opportunità, è necessario partire dalle persone”.
“Le linee guida del mio mandato non risentiranno del fatto che il ‘capitale umano’ della Pa sono dipendenti pubblici, piuttosto, per riprendere i valori richiamati anche in questa Assemblea, poggeranno le basi sui temi della Competenza, della Responsabilita’ e del merito”.
“Sulla competenza, il primo punto da ‘aggredire’ è quello della formazione. – ha spiegato il ministro – Uno snodo cruciale sul quale dobbiamo investire per rispondere al mutato contesto tecnologico che stiamo vivendo. La trasformazione digitale rende necessario ripensare processi e modelli di funzionamento. Non si tratta soltanto di realizzare investimenti in nuove dotazioni informatiche, piuttosto e soprattutto di accompagnare la forza lavoro ad un cambiamento epocale in termini di competenza e capacità”.
“Non sono preoccupato dai miserabili episodi dei ‘furbetti del cartellino’, che vanno combattuti e sanzionati, piuttosto mi procura ansia la prospettiva dell’assenteismo intellettuale, con le persone presenti negli uffici, ma prive di un’adeguata motivazione al ruolo, della giusta tensione verso il risultato. Un modello di Pa auspicabile ha bisogno del contributo di tutti”, conclude.
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